Regia di Juan Antonio Bayona vedi scheda film
Guillermo Del Toro regista, produttore e sceneggiatore, può essere definito senza ombra di smentita l'elemento di spicco di quella cinematografia di marca latina che ha regalato numerosi contributi (non tutti ben riusciti, a dire il vero) al settore dell'horror e del fantastico.
Un dimostrazione in più è questo The Orphanage che vede il vulcanico messicano nelle vesti di produttore lasciando la cabina di regia all'emergente Juan Antonio Bayona.
Presentato con un titolo inglese, forse per colpire l'interesse del pubblico meno attento, El Orfanato (questo il titolo originale) è una pellicola davvero di grande qualità, per nulla scontata anche se l'ambientazione è quella della classica ghost-story.
Un horror senza alcun dubbio, ma un horror fuori dagli schemi al punto che, e mi scuso per il piccolo spoiler, allo spettatore che guarda le belle immagini finali può venire legittimamente il dubbio di aver visto un film d'amore mascherato da film dell'orrore.
Laura decide di trasferirsi con il marito Carlos ed il piccolo Simon, che la coppia ha adottato, nell'edificio che ospitava un orfanotrofio in cui la donna aveva trascorso l'infanzia prima di essere adottata. Qui c'è la prima scelta spiazzante, perché Laura in quell'istituto aveva trascorso un periodo sereno, niente traumi o eventi scioccanti ma momenti gioia circondata dall'affetto degli altri piccoli ospiti e del personale che li accudiva.
Proprio per questi bei ricordi la donna vuole ridare vita al palazzo ormai abbandonato ed istituire una casa famiglia per bambini disabili.
Una serie di eventi strani arrivano però a turbare Simon e la quiete della famiglia, fino alla misteriosa apparizione di una piccola figura incapucciata che sembra far trapelare un antico segreto nascosto fra le mure fatiscenti dell'edificio. La sparizione del bambino scatenerà una spirale di eventi fino ad un finale assolutamente non scontato.
Film di grande atmosfera questo, si sente la mano di Del Toro soprattutto nell'atmosfera che aleggia sulle scene, ma va dato anche merito al giovane regista e agli interpreti di aver fatto un ottimo lavoro.
Su tutte va segnalata l'interpretazione della brava Belén Rueda nei panni di Laura, e un bel cameo di Geraldine Chaplin nei panni di una medium chiamata in aiuto dalla disperata Laura.
Una pellicola di assoluta qualità, che riesce a tenere lo spettatore in apprensione senza scene di efferatezze ma puntando sulla tensione psicologica, e soprattutto riesce ad oltrepassare i limiti della “solita” storia di fantasmi per sollecitare nel pubblico più attento altre emozioni non consone solitamente ad un film horror.
Da questo punto di vista mi permetto, un po' arditamente lo ammetto, di accostarlo allo straordinario The Village di Shyamalan, anche se la similitudine fra le due pellicole è limitata, è bene chiarirlo, solo a questo aspetto.
Il piccolo Simon alla mamma (Laura): "Io non crescrerò...non invecchierò.."
Laura in una delle scene più drammatiche ed intense (e non posso spiegare oltre): "Un due tre tocca la parete..."
La medium : “ Non bisogna vedere per credere, ma credere per vedere ”
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