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Ladri di biciclette

Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ladri di biciclette

di giansnow89
10 stelle

Pietra miliare.

Perché vedere Ladri di biciclette oggi? Che cosa lo rende ancora attuale? Che cosa continua ad attrarci e a commuoverci? Diciamo che il cinema ha spesso avuto una vocazione rivolta allo spettacolo estremo o al drammone parossistico, tracciando una linea di demarcazione importante fra sè e lo spettatore. Il cinema neorealista accorciò di parecchio le distanze rispetto a chi guarda, ma cionondimeno al centro dell'analisi rimanevano sempre la guerra, o amori tormentati, o la morte, o vicende inconsuete che irrompono nel quotidiano dei protagonisti (tipo, Riso amaro). Qui invece abbiamo a che fare con elementi di una semplicità inaudita: un padre di famiglia che ha appena trovato il minimo appagamento di un impiego modesto; una bicicletta, che di quel lavoro è garanzia e ineludibile presupposto; il furto della bicicletta che sconvolge quel misero equilibrio faticosamente raggiunto, portando con sè una piccola tragedia. Il dramma della inutile ricerca della bicicletta per tutta Roma lo sentiamo tanto più vicino a noi quanto è più basso il profilo con cui viene rappresentato. Non ci sono particolari accenti melodrammatici, non c'è esibizione plateale di sentimenti: sono sufficienti gli sguardi del padre e del figlio a costruire il film. I due sono soli e persi in una Roma che appare gigantesca. La solidarietà che viene loro accordata dalle altre persone, o è falsa o è inutile. Per gli altri la perdita di una bicicletta resterà sempre quello che è: la perdita di una bicicletta. Nessuno può sapere che storia, che sogni, che progetti c'erano dietro quella bicicletta; e nessuno ha interesse a saperlo. Prevale un egoismo comprensibile, che ci risulta persino più accettabile della carità esteriore della classe borghese. Non siamo di fronte ovviamente alla dissacrazione che opererà Buñuel in seguito, rimaniamo pur sempre in un alveo desichiano: però tanti piccoli gesti, tanti piccoli particolari ci appaiono come fastidiosi e sovrabbondanti, e ipocriti. Tutto quello che non era borghesia, in quel periodo storico era uno scontro di miserie. La miseria del ladro, che viveva in un monolocale di 10 metri quadrati; la miseria dell'ignoranza/speranza, che conduceva i poveracci a cercare gli oracoli rassicuranti di una sedicente santona; la miseria della necessità, che obbliga il nostro protagonista Antonio a rinnegare i suoi principi e a diventare egli stesso ladro. Il mondo si è evoluto nel frattempo, ma l'uomo persiste tuttora e persisterà sempre nel suo essere misero e vittima dei piccoli tranelli quotidiani del destino. 

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