Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
VOTO 10/10 Ladri di biciclette è un film su cui sono stati versati fiumi di inchiostro e su cui, in teoria, non ci sarebbe più nulla da dire, tanto rilevante è stata la mole di importanti contributi critici su questo film. Eppure, resta un'opera appassionante che probabilmente nasconde ancora qualche segreto dentro di sè: un'opera realizzata secondo i più puri dettami del Neorealismo, di cui rimane uno dei film-cardine, ma che allo stesso tempo racchiude suggestioni derivate da altre scuole cinematografiche, con una suspense di tipo "morale", più che poliziesca, che a tratti fa pensare a un Hitchcock, e un uso delle scenografie, soprattutto in interni, che può ricordare certe inquadrature dell'Espressionismo tedesco. La vicenda dell'attacchino Antonio Ricci non ha perso nulla della sua attualità e il messaggio umanista e sociale colpisce ancora perfettamente il bersaglio: merito di una sceneggiatura firmata da sette autori (fra cui Zavattini, lo stesso De Sica e Suso Cecchi D'Amico) in cui i vari contributi si sono fusi armoniosamente. Il rapporto fra Ricci e il bambino è costruito con piccoli tocchi, all'insegna di una grande delicatezza e senza il sentimentalismo a cui troppo spesso De Sica cederà nelle opere della maturità. Opera di elevata sensibilità e calore umano, acuta e profonda nel ritratto di una realtà sociale miserabile, splendidamente padroneggiata in ogni suo aspetto da una regia cinematograficamente ammirevole. L'interpretazione di Lamberto Maggiorani resta una delle migliori mai fornite da un attore non professionista: estremamente naturale e credibile nella parte (suppongo, però, che la voce con cui parla non sia la sua, perchè il film fu certamente doppiato, in quanto fra le voci dei personaggi minori si riconosce anche quella di Alberto Sordi). Memorabile anche il piccolo Enzo Staiola, che, dopo qualche altro film, si ritirò dalla carriera di attore.
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