Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film
Quando si parla di Ladri di biciclette si parla di Storia del nostro cinema,una delle opere che hanno dato maggior lustro alla nostra cinematografia,uno degli esiti più alti del neorealismo italiano assieme ad altri irrinunciabili capolavori come Roma città aperta,Umberto D.,Sciuscià o anche come La terra trema capolavoro di Visconti in dialetto siculo ma che forse stilisticamente sfugge alla definizione di neorealismo(ma uscì lo stesso anno di Ladri di biciclette) .Il film di De Sica ,sceneggiato assieme a Zavattini riesce a rendere poesia la triste quotidianità.Un film costruito su un set "naturale" come le strade di Roma brulicanti di variegata umanità,una sorta di diario di bordo semidocumentaristico in cui De Sica si limita a seguire con la sua cinepresa le peripezie del protagonista alla ricerca del suo preziosissimo strumento di lavoro.Lo sguardo sulla realtà diviene intenso e non ipocrita,la cinepresa documenta la povertà imperante,le difficoltà di chi cerca di sfuggire alla fame,il film acquisisce il valore di documento di un epoca ora relegata nei libri di storia.Eppure documenta le nostre radici,le difficoltà di ripartire da zero.La bicicletta assume l'ambivalenza di mero strumento di lavoro ma anche di sogno proibito per molti.La ricerca affannosa per le vie di Roma diventa una sorta di via crucis per le strade di una città ferita ma non abbattuta,il popolo però non ha quell'aria rassicurante che poteva avere in altri film.Qui una volta trovato il ladro,la folla ruggisce il suo disappunto e arriverebbe l'arresto(quando oltre l'orlo della disperazione il protagonista ruba un altra bicicletta) se non fosse per il pianto disperato del bambino che almeno impietosisce,almeno ha il potere di fermare la giustizia sommaria,almeno per un attimo.Se è vero che il neorealismo al cinema è solo teoria perchè parliamo sempre di qualcosa di scritto,costruito e messo in scena l'inizio di questo film è quanto di più vicino possiamo trovare alla realtà dell'epoca.Le facce ,le voci,il dialetto sono popolani fino al midollo.Poi nell'odissea alla ricerca della bicicletta si avverte di più la costruzione cinematografica,la scrittura,nel pedinamento di Antonio nella sua affannosa ricerca scorgiamo la mano sapiente dell'autore,sempre un passo indietro,alla distanza giusta per non farsi coinvolgere e per documentare fedelmente.La leggenda narra che Hollywood aveva adocchiato questo copione e che avessero pensato a Cary Grant,per la parte di Antonio,poi data alla faccia proveniente dalla strada Lamberto Maggiorani.Pur essendo Cary Grant uno dei mie attori preferiti,far contaminare questo capolavoro dal morbo della grandeur hollywoodiana sarebbe stato peccato mortale....
regia di pedinamento,la macchina da presa come sguardo sul reale
molto bravo
commovente
brava
non male
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