Regia di Bent Hamer vedi scheda film
Bent Hamer torna alla sua Norvegia, già ritratta per esempio in Kitchen Stories (il film che lo ha reso noto al pubblico nel 2003), dopo la parentesi hollywoodiana e bukowskiana di Factotum, e lo fa con una sorta di fiaba sulla senilità. Ne è protagonista Odd Horten, da tutti o quasi chiamato semplicemente Horten, prossimo alla pensione e dunque alla fine di un viaggio, nel suo caso letteralmente trattandosi di un macchinista che ha condotto treni per tutta una vita. Si aggira silenzioso, vagamente spaesato e, tra un atto mancato e l’altro, vede i suoi pochi progetti infrangersi. Finisce poi per imbattersi in personaggi e situazioni sempre più surreali, principalmente notturne, come la notte passata intrappolato in casa d’altri o passeggero sull’auto di un amico, che guida incappucciato e alla cieca. Un crescendo che non viene sottolineato in alcun modo dalla messa in scena di nordica impassibilità. Il risultato è originale e divertente, finestra sull’assurdo del mondo ma anche epifania, senza poeticismi, sulla rinascita di una vita. E anche se l’ottimismo separa Hamer da Kaurismäki, alcune battute non sfigurerebbero nella filmografia del regista finlandese, per esempio: «L’alcol mi tiene sobrio».
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