Regia di Bent Hamer vedi scheda film
Erano mesi che facevo la posta al vecchio Horten ed ora, dopo averlo mancato per l’intera estate, eccolo lì, in una visione infrasettimanale d’essai.
Un’amica niente male mi invita a “Ricatto d’amore” ma io, sentendomi come Rick Blaine, rispondo: “Another time, baby …c’è Horten che mi aspetta!”.
E così mi sono precipitato, dimenticando peraltro a casa un biglietto omaggio da sfruttare per l’occasione. Ed eccomi dunque, nella mia prediletta ultima fila, a gustarmi l’ultima corsa del vecchio ferroviere. I titoli di testa sono molto belli…tutto il resto lascia alquanto a desiderare. Dopo circa 30 minuti ho iniziato a chiedermi cosa si fumano certi critici per tessere lodi di simili ciofeche. Dopo un’ora ho sentito un irrefrenabile desiderio di andarmene a casa ma ho resistito per vedere dove andava a parare, e la cosa tragica è che non l’ho capito!
Il regista tenta un’opera alla Kaurismaki, senza averne il talento e la poesia. Si assiste così a una serie di situazioni surreali slegate tra loro, in una sorta di cinema dell'assurdo.
Alla fine del film il buon Horten ha gettato al vento la propria vita, io un’ora e mezza del mio tempo.
Sono tornato a casa sconsolato e il giorno dopo ho sentito la mia amica: lei ha riso di gusto...h non so bene se per “Ricatto d’amore” o per la mia serata.
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