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Il mondo di Horten

Regia di Bent Hamer vedi scheda film

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La recensione su Il mondo di Horten

di pazuzu
8 stelle

Dopo la parentesi americana di Factotum, Bent Hamer torna alla sua Norvegia e alle atmosfere sospese che hanno fatto del precedente Kitchen Stories un piccolo fenomeno di culto. Il mondo di Horten non vale il predecessore, è bene chiarirlo subito, ma, pur non riuscendo a riproporre appieno la stessa alchimia, si presenta comunque come un'opera di buona fattura.
Odd Horten è un uomo di 67 anni che tutte le mattine si alza presto e va a lavorare, pranza tutti i giorni presso la stessa tavola calda, ed è ospite fisso, durante i pernottamenti per lavoro, presso l'hotel di Svea, donna sola quanto lui che, oltre ad offrirgli una stanza, gli offre un pasto caldo e quattro chiacchiere in compagnia. Odd fa il ferroviere, è macchinista, e gli orari inflessibili imposti dal lavoro sono l'unico vincolo che ha scelto di accettare nella vita. Giunto alla pensione e dato l'addio alle proprie vecchie abitudini, avrà modo e tempo per guardarsi indietro e cercare la forza necessaria per sporgersi in avanti.
Il mondo di Horten
è un film piccolo piccolo che sceglie di seguire passo passo, ma con pudico distacco, le mosse del protagonista che, smessi i panni del conducente di treni, inizia a chiedersi cosa sarebbe stata la sua vita, lui che per timore ha sempre rinunciato ad ogni salto nel vuoto, se solo avesse scelto di viverla anziché limitarsi ad osservare quelle degli altri. Gli incontri e gli eventi, che nel film si susseguono a ritmo lento e compassato, sono descritti con una freddezza che fa il paio con quella del protagonista, uomo cordiale con tutti ma incapace di provare empatia per alcuno. Con l'inseparabile pipa Lillehammer GL sempre in bocca (sua unica passione autentica), Odd presenzia imperturbabile all'imbarazzante cerimoniale di consegna della "Locomotiva d'argento" da parte dei colleghi, per poi finire, per caso e per volontà, a far da comparsa in altre vite marginali come la sua: da quella di Nordhal, un ragazzino capace di imitare con la propria batteria il rumore del treno sulle rotaie, a quella di Trygve, uno strambo inventore col vizio di guidare bendato, passando per quella di Opsahl, un vecchietto smemorato che perde sistematicamente la sua scatola di fiammiferi. Lambendo con apparente indifferenza queste diverse solitudini, Odd continuerà ad interiorizzare ogni re(l)azione in attesa di incappare in una molla che lo induca a fare quel salto di cui ha sempre temuto gli esiti. Ogni dialogo, ma anche, e soprattutto, ogni silenzio, faranno parte del percorso di crescita che Odd si troverà ad intraprendere, con colpevole ritardo, a 67 anni suonati; ogni conversazione ed ogni avvenimento, anche casuale (la nuotata notturna in piscina "insieme" ad una giovane coppia di amanti), lo costringeranno, di conseguenza, a fare i conti con una vita mai vissuta, fornendogli altresì gli strumenti utili a convincersi che provare ad aprirsi veramente agli altri è un rischio che va corso soprattutto per sé stessi.
Il mondo di Horten è il tenero racconto della ricerca dell'identità da parte di un uomo che per anni l'ha sfuggita e che con la pensione, ossia senza il lavoro, non ha più la compulsione necessaria per nascondersi ulteriormente. Dopo Kitchen Stories, Bent Hamer ci mostra un nuovo spaccato del suo universo fatto di uomini soli e alla ricerca di sé, e lo fa attraverso una poetica che richiama da vicino quella di Aki Kaurismaki, pur mantenendo un profilo più basso e senza raggiungere i medesimi livelli di lucida follia. Quelli proposti da Hamer sono una serie di bozzetti surreali, di ritratti freddi e solo apparentemente schematici che rendono a tutto tondo il piattissimo mondo in cui vegeta il protagonista. Leggero, stralunato e malinconico, il suo è un film imperfetto, che rallenta eccessivamente qua e là ma non ha mai dubbi sulla direzione da prendere, un film che va gustato scena per scena, che sceglie un approccio riflessivo e per questo richiede un piccolo sforzo allo spettatore, ma che è anche pronto a ricambiare la fiducia con diversi sorrisi ed un accorato invito a vivere la vita. ***½

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