Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film
Sempre fedeli a se stessi, i Coen, e al loro cinema di inetti outsider, espressione deviata dell'American Dream. Anche qua, come nel resto della loro filmografia (escluso il travolgente Arizona Jr), lo sviluppo è macchinoso, lo humour è freddo, alcuni personaggi sono ben oltre il grottesco: il bamboccione Pitt, ma anche l'acida Swinton. Il film riacquista spessore quando è in scena il grandioso Malkovich. Come commedia degli equivoci, non travolge; come affresco sulla deriva globale dei nostri tempi e sulle paranoie del controllo assoluto, non punge. La scena finale (geniale, in quanto riassume, in maniera impagabilmente caustica, la filosofia del film e del Coen-pensiero) non fa altro che innescare il rimpianto per il film che avrebbe potuto essere. E invece, pare la copia sbiadita di Fargo.
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