Regia di Mike Leigh vedi scheda film
Polly è la quintessenza dell’ottimismo (se non fosse che lo sciagurato spot con Tonino Guerra ha reso il termine risibile). Maestra thirtysomething nella Londra di oggi, attraversa indenne come Mister Magoo la scortesia altrui, l’aggressività razzista del suo istruttore di guida Scott, il proprio dolore fisico e quello indicibile di un suo alunno. Ma gioisce per una lezione di flamenco come dell’incontro con un nuovo, atteso amore. Momenti tristi e belle speranze: ogni film di Mike Leigh è un metronomo che oscilla tra questi poli opposti. Dopo la cupezza di Naked, l’agrodolce ritrovarsi tra amiche di Ragazze. La felicità porta fortuna in parte prosegue quell’esplorazione del mondo femminile, e in parte lancia una plateale provocazione al pubblico. Perché Polly è una funzione, ci sfida a capire come affrontiamo lo stare al mondo. Il film è troppo verboso, sbilanciato sulla protagonista (Orso d’argento a Berlino 2008) e la doppiatrice avrà faticato a tradurre le capriole linguistiche dell’originale e a non trasformare Polly in un personaggio cinguettante Disney anni 60. Ciò detto, gli incontri tra lei e Scott fanno male per come sanno trasmettere la schizofrenia reale dei nostri tempi.
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