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La felicità porta fortuna. Happy Go Lucky

Regia di Mike Leigh vedi scheda film

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La recensione su La felicità porta fortuna. Happy Go Lucky

di laulilla
8 stelle

Rivisto sul sito di RAI Play e apprezzato come nel 2008, se non di più!

 

Vivere è complicato di per sé, poiché tante, forse troppe,  sono le insidie che dobbiamo affrontare per il solo fatto di esistere; se a queste aggiungiamo le difficoltà dovute alle ingiustizie sociali, alle diversità dei caratteri e all’arroganza aggressiva di molti nostri simili di fronte agli imprevisti dolorosi  della vita, avremo il quadro completo delle gravi tribolazioni che quotidianamente sopportiamo non sempre con la necessaria pazienza, spesso aggravando i disagi nostri e altrui.


Questo sembra pensare Poppy (Sally Hawkins), l’eccellente protagonista di Happy-Go-lucky, del grande Mike Leight, che l’aveva ideato, sceneggiato e diretto nel 2008, ottenendo la nomination agli Oscar del 2009 per la migliore sceneggiatura originale.

In Italia questo film arrivò alla fine del 2008 e trovò un’accoglienza contraddittoria: qualcuno lo amò profondamente, ma non furono molti; altri lo odiarono senza se e senza ma, quasi irritati e spiazzati dall’insolito personaggio femminile di Poppy, la trentenne maestra londinese, insegnante in una scuola elementare di Camden, a contatto con scolari segnati nel comportamento e talvolta anche nel fisico dalle ingiustizie provocate dalle politiche ultra-liberiste di Margaret Thatcher: disoccupazione diffusa; disgregazione delle famiglie e dura violenza sociale.

Poppy, prendendo atto di questi difficili aspetti della realtà, aveva cercato di adeguare il proprio compito educativo al bisogno di ascolto dei più deboli e si era rivelata capace di comprendere con vera compassione la voce flebile di chi sembrava irrimediabilmente perdente, privo di autostima e rassegnato al peggio.

 

Questo suo atteggiamento non nasceva da ingenuità, e neppure da una stolta fiducia nel “naturale” candore dell’animo umano, ma dalla consapevolezza del danno che ogni risposta repressiva all’esasperazione degli animi dei bambini e degli adulti avrebbe provocato, nella convinzione che, se è pur vero che la ricerca del dialogo pacato e razionale può fallire, è quasi certo che falliscano le reazioni più impulsive e che se si riesce a stabilire un ascolto attento e amorevole, possono essere evitati guai  peggiori.

La donna, perciò, non mi pare essere, come molti sostenevano all'uscita del film una stupida sorridente e giuliva: è, a mio avviso, semplicemente una persona che con umanità sa mettersi nei panni degli altri – piccoli e adulti, come si vedrà – senza ottimismo, e senza paura, con realismo ironico così da rendere meno pesanti i problemi, troppo spesso deformati e distorti dall’eccesso di orgoglio e di emotività.

Memorabili, e metaforiche alcune scene del film: le lezioni di flamenco, o quelle di guida, durante le quali si confrontano i toni esaltati di chi sopravvaluta i propri problemi con la saggezza di lei, che, prendendo le giuste distanze dai toni eccessivamente passionali, non condanna, ma dolorosamente si interroga sul dolore e sulla sofferenza, cogliendo i momenti di difficoltà che a tutti si presentano, senza ottimismo, né pessimismo, ma con senso della misura che attraverso il suo ironico ridere primariamente si manifesta.

 

 

 

 

 

 

 

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