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Los Bastardos

Regia di Amat Escalante vedi scheda film

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La recensione su Los Bastardos

di alan smithee
8 stelle

Escalante ci parla di esasperazione di rapporti, familiari e tra classi sociali: e di due “alieni” che, senza assumere aspetti inconsueti, si muovono pietrificati all’interno di una società ufficialmente progredita ed arrivata, in cui i rapporti umani sono ridotti al minimo indispensabile per garantirsi la più rassicurante via di sostentamento.

Due giovani immigrati messicani senza documenti vagano sotto il sole, per gli avvallamenti di cemento che ricoprono i letti dei torrenti secchi che attraversano l’immensa vallata circostante.

Si riuniscono ad altri individui nella medesima loro condizione, e si mettono in evidenza per essere scelti come manovali per il solito lavoro a giornata retribuito a cottimo.

Un giorno l’uomo che li ha già assoldati in precedenza, propone loro un lavoro piuttosto particolare: dovranno, armati di un piccolo fucile a canne mozze, entrare in casa della moglie di quest’ultimo ed eliminarla.

Il compenso li convince a prender parte all’azione. Ma non tutto va come previsto, o meglio le cose vanno avanti a lungo, lungo tutta una notte in cui la differenza tra vittima e persecutori pare attenuarsi, fino ad un doppio regolamento dei conti che ci riporta alla cruenta, violentissima realtà metropolitana di una società degradata sia economicamente che moralmente.

Amat Esclante, prima, molto prima di fare scalpore a Venezia col suo controverso, affascinante, erotico e fantascientifico La Region Salvaje, riprende il cammino senza speranza di due tra i tanti disperati, disposti a tutto pur di riuscire ad integrarsi in un contesto che resta un miraggio lontano anche quando lo si è raggiunto e lo si sta calpestando.

La macchina insiste sui volti attoniti, più che incattiviti, dei due assassini su commissione: due killer davvero per caso, intimamente quasi imbarazzati, eppure risoluti a compiere una missione di morte che per loro costituisce la vita, la sopravvivenza, il tentativo di integrazione che resta un miraggio. Entrati furtivamente in casa, i due si trovano ad affrontare una vittima che, dopo lo spavento iniziale, quasi li accetta, li rende partecipi di una apatia da cui dipendono probabilmente molti dei gravi problemi familiari che hanno convinto il consorte ad assoldare i due disperati.

La vittima designata addirittura li coinvolge in una avventura a base di droghe e fumi inebrianti dagli effetti stordenti, attirandoli in una compagine erotico-estatica che riesce quasi a lasciare da parte il loro intento, o quanto meno a posticiparlo.

Basterà un gesto quasi inconsulto, compiuto inavvertitamente, per riaccendere gli animi e dare inizio ad un massacro: Escalante rappresenta la morte, l’omicidio, come un’azione improvvisa, esplosiva, dirompente, shoccante che disturba come a trovarci dentro un film di Haneke.

Ne Los Bastardos il cineasta ci racconta di due disperazioni: quella famelica di riscatto di chi non sa come sopravvivere, e quella opposta, languida, rassegnata ed annoiata di chi ha i mezzi ma non l’armonia e la giusta emotività per predisporsi ad una vita di famiglia felice e serena.

Per questo forse, tra le due parti contendenti, che in fondo si capiscono in quanto entrambi emarginati, seppur per cause diverse ed opposte, stenta a scattare la scintilla che provoca l’aggressione mortale.

Ma è solo questione di tempo.

Escalante in questo suo notevolissimo lungometraggio ci parla di esasperazione di rapporti, di due “alieni” che, senza assumere aspetti inconsueti (vedi il sessualmente vorace "polipo" extraterrestre ed in qualche modo omofobo che ha sbigottito Venezia nel notevole e sottovalutato "La Region Salvaje"), si muovono attoniti e pietrificati all’interno di una società formalmente ed ufficialmente progredita ed arrivata, in cui i rapporti umani sono ridotti al minimo indispensabile per assicurarsi il migliore sostentamento e la più rassicurante sistemazione possibile. Ma la freddezza che raggela le basi dell’unione familiare genera orrori che non possono trovare compimento se non con una tragedia.

In un finale memorabile assistiamo all’unico sopravvissuto dei due disperati, mentre si reca in un capo di fragole per la raccolta giornaliera: sul suo volto deformato dal disagio, una smorfia poco decifrabile si disegna in modo netto: è rimorso, è pentimento, è disperazione? Non lo sappiamo e non lo sapremo mai, anche se vorremmo davvero poter capire.

 

 

 

 

 

 

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