Regia di Sergei Dvortsevoy vedi scheda film
Tulpan non c’è. Se n’è andata in città a studiare (forse anche per fuggire da una madre padrona). E il povero ex marinaio della gloriosa flotta sovietica che la voleva sposare, se non altro perché era l’unica ragazza nel giro di chilometri della steppa kazaka, è rimasto solo, ma non disperato: non fuggirà all’estero come il suo amico (e come si suppone desiderino fare i giovani) ma farà il pastore come per millenni ha fatto la sua gente. Intanto, nonostante la malattia delle pecore, ha fatto nascere un agnellino vivo.
Qualche tentazione calligrafico-turistica c’è (le lentezze e i compiacimenti nella ripresa dei paesaggi, le continue canzoni popolari), ma il racconto è onesto e non consolatorio, anche duro nel mostrare il lavoro e i rapporti umani. Personaggi davvero belli, che non si dimenticano.
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