Regia di Sergei Dvortsevoy vedi scheda film
Bello. Molto garbato, molto lento, estremamente curato, nella fotografia come nella scelta dei tempi. Sorprende come il regista abbia saputo dare al vuoto apparente della steppa un contenuto denso di significanza e colmo di sorprese. Campi lunghissimi e lunghissimi piani sequenza in cui pare non debba o non possa accadere nulla, sono efficacemente tradotti e trasformati in tantissime sorprese ricche di spunti di riflessione. I pochi personaggi, da soli, si spartiscono un intero universo di umanità: il protagonista idealista e sognatore, sua sorella amorevole e affettuosa, il cognato burbero e così violento con gli animali che pure gli danno da vivere, la nipotina che canta e basta, a squarciagola, l’amico aspirante cittadino coi denti d’oro che si spara ossessivamente “The River Of Babylon” guidando il trattore, i genitori di Tulpan, loquacemente silenziosi, Tulpan che appunto non c’è, ma riesce lo stesso ad essere bellissima, il veterinario inseguito per centinaia di chilometri da una cammella aggressiva e innamorata...…… e soprattutto tanta, tanta natura, bella e crudele, mandrie rumorose tra i turbini di vento, temporali magnificamente ripresi, scene di vita di un cinema che si credeva sorpassato e che invece Dvortsevoy riporta felicemente alla ribalta. Una co-produzione che ha coinvolto molti stati, e che certamente ha avuto bisogno di tempi molto lunghi per essere realizzata data l’accuratezza con cui è stato confezionato il film (soltanto la lunghissima scena nel finale del parto della pecora che coincide con il battesimo del fuoco del giovane Asa aspirante pastore lo dimostra). Il film ha ottenuto un importante riconoscimento a Cannes 2008 vincendo il premio “Un Certain Regard”. Regista certamente da tenere in considerazione per il futuro.
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