Regia di Andreas Dresen vedi scheda film
Inge, sessantenne sposata da trent’anni, innamorata di suo marito, s’invaghisce (almeno così crede all’inizio) di Karl, sedici anni più vecchio/giovane di lei. Una scopata fulminea, come forse non se ne sono viste mai al cinema tra persone di quell’età, provoca nei due un’esplosione ormonale e sentimentale che non riusciranno più a frenare. Nemmeno di fronte ai sensi di colpa. Il regista Dresen opta per uno stile minimalista, che sottrae, guarda in campo medio, osserva, scruta, ascoltando in silenzio (il film ha dialoghi essenziali e lunghi momenti riempiti da silenzi assordanti) i ritrovati gemiti di una donna che, dopo lustri, comincia a risentire il suo corpo. Davvero unico il ritratto di Inge (l’attrice si chiama Ursula Werner: commovente, tenera, sensuale nel suo darsi e nel suo non piangersi addosso), che Dresen (classe 1963, uno dei migliori autori tedeschi in circolazione) riesce a restituire erotica e attraente non solo al settantaseienne Karl. Un’opera che difficilmente ritroveremo nei nostri inciampi cinefili e che porta con sé la grazia della farfalla e la potenza di una penetrazione ancora possibile, dolce, sfiorata, non violenta.
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