Regia di Charlie Kaufman vedi scheda film
Ecco uno di quei film davanti ai quali non trovo molto da dire, e davanti ai quali mi piace ritornare piccolo, piccolo di adulto, la parte per il tutto, il tutto che si è ora, e che è solo una parte di ciò che si potrà essere più tardi, o la parte che si è rimasti dopo che il tempo ha bruciato, in due minuti appena, tutto ciò che avremmo potuto essere, o che siamo davvero stati.
Ho guardato questo film solo tre volte: ne serviranno trecento, senza bastare, come la favola di Biancaneve che da piccoli si ascolta trecento volte senza stancarsi mai di risentirla e senza che la necessità di capirla ti distolga dal fascino della voce che te la racconta. L’ho scelto senza sapere nulla, se non del suo cast, e devo dire che soltanto vedere Samantha Morton che “diventa” Emily Watson, vale l’ingenuo entusiasmo della visione.
A me sono bastate le sciarade, le assonanze, i giochi di parole (Turkey/Turchia – Oftalmologo/Neurologo - Sicosi/Psicosi): anche senza poter raggiungere le altezze delle sineddoche. Ci arriverò col tempo, se il tempo me lo permetterà. O se mi permetterà (ma non credo) di ritornare indietro.
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