Regia di Charlie Kaufman vedi scheda film
Kaufman, sceneggiatore 'di fiducia' di talenti visionari come quelli di Jonze e Gondry, passa finalmente dietro la macchina da presa: la prova registica è senz'altro superata, ma quella autoriale è piuttosto altalenante. Perchè la storia di Synecdoche è essenzialmente una masturbatoria riproposizione delle già autoreferenziali e cervellotiche sceneggiature scritte per altri registi; il fascino del disvelamento della messa in scena e dell'affabulazione che dà vita concreta alle più sbrigliate fantasie è ancora una volta il perno del racconto, anche se questa volta il turbamento esistenziale passa in primo piano rispetto a tutto il resto delle vicende e dei temi sfiorati nel film. Synecdoche è sostanzialmente la ricerca disperata di sè stesso da parte di un autore (autobiografismo cui cede spesso Kaufman, fino al punto di mettere in scena sè stesso nel Ladro di orchidee di Jonze), uomo di intelletto, stimato, amato, eppure profondamente solo ed inerme di fronte alla (sua) arte. E' così che Caden finisce per scrivere - e se ne accorgerà, chiaramente, solo a lavoro ormai inoltrato - la sua stessa storia, il racconto della sua vita; Seymour Hoffman è sempre una splendida certezza, mentre al suo fianco, in un tris di donne (Keener/Williams/Watson), ha la meglio senz'altro la Keener. Alcuni dettagli bizzarri (la casa in fiamme, le feci colorate) sono inequivocabili segnali del 'genio frastornato' di Kaufman, che nella (e dalla) confusione si ispira per creare una realtà parallela e, in questo film, perfino più cruda di quella quotidiana (da notare il ridondare delle notizie dei tg e dei giornali). Il finale, come d'altronde prometteva nella stessa rappresentazione contenuta nel film (che faceva piangere attori e spettatori), è lancinante e mostra un altro grandioso lato dell'autore/regista. Ma, a visione ultimata, rimane il dubbio se Synecdoche sia il nuovo parto di Kaufman o un riassunto dei suoi precedenti lavori, virato al negativo. 6/10.
Caden, affermato autore teatrale sulla quarantina, sta preparando un lavoro molto complesso, incentrato sulla sua vita. La moglie improvvisamente lo lascia, portandosi via la bambina di 7 anni; lui si rifugia nel lavoro, in un'amante e poi in un'altra donna fissa, ma sente crescere in sè un disagio fisico. Le visite specialistiche evidenziano una serie di malattie inspiegabili, mentre la rappresentazione teatrale si fa sempre più fumosa, articolata, immensa...
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