Regia di Charlie Kaufman vedi scheda film
Filosofico e surreale, "Synechdoce, New York" è un film funereo, estremamente complesso e stratificato. Assistiamo al totale fallimento della vita privata di Caden, regista teatrale di successo. Lasciato dalla moglie fuggita a Berlino con la figlia Olive, in preda a psicosi ipocondriache e a manifestazioni patologiche di ogni genere, incapace di dare amore a chi lo meriterebbe, depresso e pericolosamente vicino al suicidio, decide di dare forma al suo dolore portando la sua vita all'interno di uno spettacolo teatrale con cui cerca solo e soltanto di rappresentare la "brutale verità". Assistiamo così a continue sostituzioni (sinecdoche?) tra attori che interpretano persone reali, persone reali che interpretano attori, attori che interpretano attori che interpretano persone reali, scenografie che sostituiscono il mondo reale. Uno spettacolo tanto confusionario da risultare per nulla curativo, ma profondamente distruttivo. Caden non fa altro che riflettere il suo malessere su ogni personaggio costruendo così un teatro di morte nel tentativo estremo di volersi vedere come altro da sè, dall'esterno. In realtà il mondo da lui creato è dominato dalle sue stesse ansie ed incertezze. "Synechdoche New York" si presta ad essere "vissuto" come un'esperienza estremamente personale dallo spettatore.
Ognuno può vederci quello che vuole, o meglio, quello che "sente", perchè il film di Kaufman agisce nel prodondo, ti entra dentro, ti scuote e non ti lascia. Alla fine del film ci si sente come persi nel labirinto che si è creato nel film e dentro di noi, i continui stravolgimenti dei piani narrativi e le tante sostituizioni di personaggi (ma anche linguistiche) fanno costantemente pensare che lo stato confusionario del protagonista si traduca anche in allucinazioni continue. Un film talmente complesso e addirittura "definitivo" che risulta quasi incredibile pensare sia un'opera prima. Kaufman si prende ogni tipo di libertà, come quella di far passare decenni in pochi secondi; la sua scrittura non è mai ordinaria, ma estremamente eccentrica, eccessiva, chiamiamola pure "schizzata", fuori dagli schemi. Seymour Hoffman offre un'interpretazione magistrale, come raramente se ne vedono. Non ho ancora visto "The Master" ma al momento ritengo che questa sia la sua migliore prova attoriale, davvero incredibile. Il resto del cast non è da meno, ottime la Williams e la Morton senza dimenticare il "doppio" di Caden Tom Noonan, qui perfetto e intenso come non mai.
"Synechdoche, New York" è pieno di scene madri (il dialogo con la figlia morente, la camminata solitaria nel teatro/mondo sul finale) narrate con una maestria incredibile, pregni di pura poesia cimiteriale. Un film triste e struggente, che lascia una sensazione di infinita malinconia e di disorientamento. E' scandaloso che qui in Italia il film non sia mai uscito (nemmeno in home video) e sia poco conosciuto. Ok, è un film di nicchia, anche estremamente difficile da doppiare (consiglio la visione in inglese a chi lo capisce perfettamente), ma rimane inaccettabile. Non so ancora se definirlo capolavoro, dovrei vederlo ancora per metabolizzarlo al meglio, ma ci va già molto vicino. 9 e 1/2
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