Regia di Arnaud Desplechin vedi scheda film
Arnaud Desplechin è un cineasta che mette tutto se stesso nel proprio cinema. Incontrollato, esagerato, fluviale (gran parte dei suoi film superano abbondantemente le due ore), possiede però al tempo stesso una forza nell’aderenza al vissuto, una capacità nel lasciar emergere le tensioni e una fisicità tali da lasciar sentire addosso le pulsioni e le emozioni dei suoi personaggi. Dopo l’ottimo I re e la regina, il regista francese realizza un altro irregolare e intenso ritratto corale, che per certi aspetti riattraversa atmosfere e temi dell’opera precedente come quelli della malattia e dei destini paralleli dei personaggi. Inoltre è presente una squadra di attori istintivi che sembrano ormai far parte del suo mondo e vengono diretti con grande maestria: Mathieu Amalric ed Emmanuelle Devos in prima linea, ma anche Catherine Deneuve, Hippolyte Girardot e Chiara Mastroianni. Racconto di Natale percorre continue zone d’ombra ed è attraversato sin dall’inizio dalle tonalità sepolcrali della fotografia di Eric Gautier, le quali già segnano quelle forme del lutto che caratterizzano il film per tutta la sua durata. Il dolore mai rimosso di una famiglia causato dalla perdita di un figlio a cui non è stato possibile fare il trapianto del midollo osseo, la malattia della madre, la diversità e la conflittualità tra fratelli, vengono mostrati da Desplechin attraverso traiettorie nervose e incontrollate. Il film, che mostra la sofferenza in maniera quasi epidermica come Son frère di Chéreau, sembra stia per esplodere. Il cineasta pare sempre sul punto di perdere il controllo perché troppo coinvolto, quasi annegasse dentro la sua storia. Forse proprio per questo Racconto di Natale è un film di impressionante generosità, praticamente in prima persona, denso di “soggettivi” riferimenti letterari (il libro di medicina La greffe, entre biologie et psychanalyse scritto da Jacques Asher e Jean-Pierre Jouet) e cinematografici (in Tv si vedono brani di Sogno d’una notte di mezza estate di Dieterle e Reinhardt e Cenerentola a Parigi di Donen). Eustache è lontano eppure se ne sente il respiro.
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