Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
“Il matrimonio di Lorna” è uno di quei pochi film che ti sottraggono completamente al tuo mondo, e ti rapiscono dentro la storia; il segreto di questo prodigio è un realismo puro, che aderisce al racconto saldamente, ma con semplicità, senza acuti espressionistici, né forzature drammatiche, con la stessa sobria limpidità con cui la vita si presenta a noi giorno dopo giorno. Questo film mostra la tragedia dell’esistenza surrogata, del matrimonio che non è tale, della mercificazione dei rapporti tra uomini e donne, in cui la posta in gioco è fatta di denaro e di atti burocratici, e pure incatena l’anima più di un sequestro di persona. Quando l’obiettivo è fatto di carta, e possiede una scadenza, è del tutto estraneo alla ricerca della felicità, e al raggiungimento di questa si frappone con ultimatum perentori. Questi sono come muri che interrompono il tempo e sbarrano la strada alla speranza, negando la possibilità di guardare oltre. Quest’opera, ambientata nel milieu degli immigrati dell’Europa orientale, nel suo titolo italiano sembra preludere all’ennesimo colorito banchetto esotico alla “Cous Cous”, e, nel titolo originale, al solito “necessario” atto di denuncia stile “Il segreto di Esma”. Tuttavia, i Dardenne evitano, con grande professionalità, le facili suggestioni etniche del cinema festivaliero, per offrirci l’occasione di immedesimarci, indipendentemente dalla nostra situazione individuale, con la protagonista, e con la sofferenza che – in tanti modi diversi – si prova quando si è costretti a vivere secondo i desideri altrui.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta