Regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne vedi scheda film
I Dardenne ci propongono un altro spaccato a tinte fosche della realta'belga che loro ben conoscono.E seppur dal punto di vista formale si avvicinano alla normalizzazione con l'uso dei 35mm ,dal punto di vista dei contenuti non vengono meno al loro rigore ,al loro stile,il loro sguardo indagatore è sempre rappresentato al meglio,senza nessun tipo di compromesso.Questa è la storia di Lorna che ha sposato un tossico per avere la cittadinanza belga e dei malfattori che devono comprare il suo silenzio(perche'il titolo originale si riferisce al silenzio di Lorna non a un matrimonio fatto per interesse)per renderla vedova in modo che lei possa sposare un mafioso di mezza tacca russo sempre per portargli in dote la tanto agognata cittadinanza belga.Vivere con Claudy,il tossico,è doloroso ,è oltremodo difficile,per lei che lavora come una schiava in una lavanderia non è nulla,per lui che tenta di disintossicarsi lei è uno scopo per vivere,un stimolo in piu'per arrivare alla sera.E questo sentimento asimmetrico per un attimo,un momento d'amore fisico,diviene simmetrico in una delle sequenze d'amore piu'disturbanti che mi sia capitato di vedere ultimamente al cinema(nulla di scabroso è come un bisogno di comunione,di essere ancora piu'vicini).Lorna prende coscienza che tutti quelli che la circondano sono interessati solo ai soldi.I soldi sono il motore di tutto:sono inqudrati in diverse occasioni quasi voluttuosamente quei fasci di carta filigranata che tanto possono condizionare la vita di una persona.Il probelma è che anche Sokol il fidanzato,vero,di Lorna è interessato ai quattrini per aprire un bar e non alla sua fidanzata.L'unico che invece la venera è Claudy,la pedina di nessuna importanza,l'agnello sacrificale sull'altare dell'interesse.Ma Lorna si ribella a questa logica e quando i malfattori le uccidono Claudy diventa anche lei scomoda,in qualche modo da sacrificare......Qui di Belgio se ne vede ben poco,si vede la solita città grigia,fredda che fa da patetico sfondo,si vedono ambienti asfissianti(come quello della lavanderia dove lavora la protagonista),drammaticamente asettici(l'ospedale in cui Claudy cerca di disintossicarsi),o assolutamente spogli e impersonali(la casa dove vivono Lorna e Claudy).E il grigiore si diffonde come una malattia infettiva contagiosa annichilendo le personalita'bruciate sull'altare del dio di filigrana.Non sappiamo quanto puo'l'ostinazione di questa impavida immigrata albanese che ha bene in mente quello che vuole fare nella vita,intuiamo solo che il suo sogno rimarra'tale.Un film duro,al passo con i nostri tempi bui in cui brillano i personaggi di Lorna(la presenza,lo sguardo mai rassegnato,la pervicacia sono magnificamente riprodotti dalla straordinaria Arta Dobroshi) e Claudy(uno straordinario Jeremy Renier) gli unici che non si vogliono sottomettere al cinismo sociale che li circonda.La loro fugace felicita'è rappresentata da una sola scena:Claudy dopo aver comprato una bicicletta,la inforca per pedalare fino allo sfinimento e Lorna sorridendo gli corre dietro per un tratto felice,sorridente per poi ritornare sui suoi passi sempre con un bel sorriso stampato sul volto.L'unico sorriso di tutto il film....Impressionante l'aderenza fisica di Renier al personaggio di Claudy,il tossico dipendente di cui offre una caratterizzazione esaustiva,contorta come gli spasmi che lo prostrano durante la crisi d'astinenza,dolorosa per se e per chi gli sta vicino,anche per Lorna.....
boh
particina
anche lui ha una parte poco importante
un insolito cameo nei panni di un poliziotto
ok
poco per giudicare
interessante in una parte come questa
prova straordinaria
lei è la luce che illumina il film...
il loro stile non muta
il loro stile non muta
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