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Death Race

Regia di Paul Anderson vedi scheda film

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La recensione su Death Race

di mc 5
8 stelle

A prescindere, non potevo perdermi questo film. Sì, perchè un film che evidenzia fra i suoi produttori esecutivi il nome di Roger Corman, io lo vedrò a prescindere da ogni altra considerazione. Ed è lo stesso Roger Corman che produsse l'originale a cui questo remake fa riferimento, "Death race 2000", realizzato ben 33 anni fa e che vedeva David Carradine come protagonista. Per chi non sa chi sia Roger Corman e quale contributo epocale egli abbia dato al Cinema, mi è ora impossibile riassumerne qui la carriera: mi limito a dire che è uno di quei personaggi (per usare un'espressione cui faccio ricorso quando intendo esprimere stima e affetto per un cineasta) a cui dovrebbe esser fatto un monumento. Prima di addentrarmi nel commento, vorrei fare una premessa. Io ritengo che quando si decide di mettere mano ad un soggetto per farne un film, se quel film è un action-movie dal sapore di "serie-B", sarebbe opportuno adottare un taglio registico asciutto, senza troppi fronzoli, senza inutili estetismi, senza filosofie d'accatto: e sono proprio quegli accorgimenti impiegati da Paul W.S. Anderson, ottenendo un risultato indubbiamente accattivante, almeno per gli appassionati del genere action. Quegli stessi appassionati che -giustamente- nicchiano di fronte alle scelte di quei registi che decidono invece di rivestire un ipotetico b-movie con un aspetto troppo sofisticato conferendogli ingiustificata pretenziosità: errore, un b-movie non va mai servito infiocchettato e in confezione regalo. Mi sto riferendo ad un' altra pellicola uscita nelle sale proprio in contemporanea con quella di cui stiamo parlando: "Max Payne", anch'esso film d'azione, ma realizzato in una veste talmente patinata da generare repulsione non solo negli amanti del genere, ma anche in uno spettatore onnivoro come il sottoscritto, Se amate gli action-movie, non rimarrete delusi da questo film. La vicenda è ambientata in un futuro non troppo lontano, il 2012, e prende le mosse (ma guarda un pò!) da una crisi economica profonda e globale, fra le cui tante conseguenze c'è anche una privatizzazione delle carceri che dunque vengono gestite come aziende che devono generare profitti. Come? Semplice. Realizzando al loro interno delle appassionanti sfide automobilistiche estreme in diretta tv, delle gare tese fino allo spasimo tra piloti spericolatissimi, nelle quali ad ogni corsa qualcuno di loro viene eliminato (leggi: fatto fuori fisicamente). Insomma queste piste collocate dentro le carceri hanno il sapore del Circo Massimo in cui i carcerati/piloti/gladiatori si eliminano a vicenda, fino a determinare un vincitore, facendo schizzare i numeri dell' audience tv. La direttrice del carcere, naturalmente, sa bene che per far impennare ulteriormente gli indici di ascolto tv, deve ricorrere ad espedienti atti a "gonfiare" la gara, a "drogarla" in modo tale da rincorrere gli istinti più brutali dello spettatore. Tutte cose romanzate in forma di fiction, d'accordo, ma che ci lanciano segnali che possiamo raccogliere senza difficoltà, dato che -nessuno può negarlo- lo spirito peggiore della nostra tv è praticamente già orientato in questa direzione: si pensi a quei "reality show" dove i concorrenti devono eliminarsi l'un l'altro secondo meccanismi umani meschini che prevedono spiate e maldicenze oppure prove di pessimo gusto, del tipo insetti e vermi che percorrono i corpi legati dei concorrenti: insomma robe ributtanti che per me sono pura m e r d a eppure fanno impennare l'audience. Chiedo scusa per la digressione e torno al film. Queste gare fra detenuti sono riprese e "coreografate" in modo eccelso e producono tonnellate di adrenalina. Davvero queste sfide tra auto non danno tregua allo spettatore, lo inchiodano alla poltrona e lo lasciano senza fiato. Questo è il cuore del film: adrenalina a fiumi e brutte facce da ceffi da galera che si guardano in cagnesco e appena possono si menano. Tutto questo funziona a pieno ritmo e, a questo punto, chi se ne frega se Jason Statham ha solo due espressioni (quella di quando guida la macchina e quella di quando non la guida)? Anzi, Statham qui è proprio l'uomo giusto nel film giusto. Qua non si chiede allo spettatore nessuno sforzo "di capire": basta solo sedersi e farsi trasportare in questo mondo di disperati che, sognando un futuro impossibile fuori da quelle mura, guardano in faccia la morte ogni volta che salgono su uno di quei veicoli. Ritmo forsennato, sequenze spettacolari di scontri, clangore di lamiere...non manca nulla perchè lo spettatore si senta davvero al centro della vicenda, come un "abbonato in prima fila": e infatti a scandire il tempo si vedono apparire gli spot che invitano gli spettatori della pay tv a prenotare la visione delle gare. Va da sè che il prologo del film e certi meccanismi di sceneggiatura sono scontatissimi e sono solo un pretesto per mostrarci le sfide mortali su quattro ruote; figuratevi che il film inizia con il protagonista che vede distrutta la sua famigliola da chi le ammazza la moglie e rapisce il bambino con conseguente giuramento di vendetta da parte di Statham: beh direi che il 99% degli action (sottofilone "revenge-movie") comincia esattamente così. Se siete soliti frequentare generi cinematografici più "alti", per una volta prendetevi una vacanza e vedrete che questa "macchina da adrenalina" vi divertirà. E poi, volendo proprio trovare un pretesto "nobile" alla visione, riflettete su quanto segue. L'abbruttimento del gusto medio televisivo che decreta il successo di certi generi televisivi estremi, unito al verificarsi di una recessione economica che piega tutte le finanze del mondo...ebbene, tutto ciò attiene ad un mondo che non è così futuribile come previsto dal film: oggi è già domani. Il mondo non farà schifo dal 2012, fa già schifo ADESSO. Qui ed ora.
Voto: 8

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