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Palermo Shooting

Regia di Wim Wenders vedi scheda film

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La recensione su Palermo Shooting

di OGM
8 stelle

L'arte della fotografia è la dimensione in cui la realtà perde di sostanza e si assottiglia fino a diventare una patina impalpabile; ed è una forma di espressione che sfiora appena la superficie del mondo, con la folle leggerezza e l'acrobatica agilità del sogno. È il luogo ideale per chi, avendo paura della serietà dell'esistenza e dei pesanti interrogativi che essa pone, preferisce evadere in un universo fatto di illusioni provvisorie, estemporanee ed individuali, paragonabili a tanti scatti d'autore. È una Weltaanschauung in cui la riflessione filosofica è messa al bando, e sostituita da una sorta di egocentrismo estetico, basato - come gli scorci catturati da un obiettivo – su una prospettiva strettamente personale, e quindi irrimediabilmente parziale. L'estremizzazione di questa posizione è, nella prima parte del film, il grafismo asettico, patinato, artefatto e progettato al computer con cui Finn Gilbert ama riprodurre le sue fantasie. Egli vive, per di più, in un ambiente germanico dominato dalle tinte fredde, dipinto in scala di grigi, che si nutre di visioni finte da spot pubblicitario. A questo si contrappone, nella seconda parte, la solarità della Sicilia, di un Mediterraneo immerso nella luce, e che pure vive di mistero, di ciò che si cela nel profondo, come negli ombrosi e angusti vicoli della Kalsa e nei tetri cunicoli delle catacombe nel sottosuolo di Palermo. Il viaggio del protagonista dal nord al sud dell'Europa è come un passaggio attraverso la camera oscura: il risultato è come un negativo che, una volta sviluppato, assume infine i suoi colori autentici. Quest'opera di Wenders è splendidamente ispirata al doppio senso del verbo inglese "to shoot"; che si traduce sia in "sparare" sia in "filmare"; ed è, infatti, costruita, in maniera tutt'altro che banale, intorno alla natura proteiforme dell'attimo (s)fuggente, che non è quello, un po' retorico, del "carpe diem", bensì quello che, nella vita, è carico di significato, però passa troppo velocemente per poter essere colto; è come un'inquadratura complessa e ricca di dettagli, che però è isolata dal contesto, e perciò risulta incomprensibile; oppure, più concretamente, come l'istante inafferrabile che separa la vita dalla morte. Il "lungo addio" del film è una dilatazione di questo intervallo infinitesimale, è un fotogramma che si fa pellicola, o un fotomontaggio che si disassembla nelle sue parti (separando, ad esempio, i grattacieli di San Paolo del Brasile dallo sfondo di un tramonto australiano), e restituisce ogni elemento alla sua originaria essenza. "Palermo Shooting" è un film dall'iconografia crepuscolare, intessuto di contrasti e sovrapposizioni, in cui la morte è un'entità lunare che rivendica, nonostante tutto, la propria dignità di luce spirituale.

Cosa cambierei

L'unico neo è una visione a tratti un po' turistica della nostra Italia, e qualche concessione di troppo alla "poeticità" del degrado e del disagio, che tanto commuove e incanta l'occhio del tedesco medio

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