Regia di Wim Wenders vedi scheda film
Ormai di tempo ne è passato da quando Wim Wenders snocciolava in serie un film più bello dell’altro, ma forse non gli si perdona comunque questa seconda fase, in generale deludente, della sua carriera ed in fondo “Palermo shooting”, titolo piuttosto bistrattato, sarà anche un’opera altamente imperfetta, ma possiede comunque un fascino non trascurabile e in grado di portare alla luce più di una disquisizione e di toccare punte di tutto rispetto.
Finn Gilbert (Campino) è un fotografo da ampie platee che ad un certo punto decide di dare un deciso taglio alla sua vita (non si può vivere si sola moda) e di trasferirsi in quel di Palermo dove conosce Flavia (Giovanna Mezzogiorno) che colpisce fin dal primo momento la sua attenzione.
Allo stesso tempo si trova però anche sotto il tiro di un uomo che sembra volerlo eliminare, ma solo lui pare vederlo.
C’è tanto cinema in quest’opera di Win Wenders che cita parecchio (e non a caso) e che spazia anche di più tra la prima parte in terra tedesca e la seconda in quel di Palermo.
Fin da subito c’è tanto materiale da vagliare, le cose sono recepite solo per la loro superficie, il ruolo del fotografo è tanto emblematico quanto simbolico, si porta in rilievo l’importanza della credibilità, le apparizioni di Milla Jovovich sono congeniali e non mancano riflessioni sull’esistenza.
Un film molto visivo, con parecchi “giochi” sulle proporzioni, tutto ovviamente frutto di una ricerca profonda, poi nella seconda parte si va oltre, si cerca di dare un senso alt(r)o, si entra in un’atmosfera che arriva ad essere nebulosa e comunque dotata di un certo fascino che raggiunge il suo culmine (e culmine è a tutti i livelli) con l’ancestrale incontro/luogo con la morte avente le sembianze di Dennis Hopper, ruolo il suo da pochi minuti, ma anche di rara personalità e potenza.
Un film ricco, di apparizioni così come di idee anche di grande consistenza, ma poi la stessa vacilla più volte quando si affronta il panorama da un punto di vista più generale, ma se Wim Wenders ha perso più di un colpo, sa ancora benissimo cosa sia il cinema e non solo.
Affascinante e discutibile (ma vale la visione).
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