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Revolutionary Road

Regia di Sam Mendes vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Revolutionary Road

di Enrique
7 stelle

Ah mio Dio quanto mi fa impazzire il caro “vecchio” Leo!

Ogni volta è così. Pura, totale, persa dedizione alla causa.

Quella che rasenta la razionalità più estrema e maniacale.

E (soprattutto) nauseante.

La finzione della sua quotidianità diurna e la follia delle sue sfuriate notturne.

E poi quel suo modo di fare da sadico perfezionista; nevrotico, ma oggettivamente irresistibile.

Ma soggettivamente detestabile.

Esecrabile come l’autenticità di un’esistenza comoda comoda, condotta alla luce del sole; a far finta di vivere davvero; con la sua bella casetta bianca immersa nel verde e la sua bella famigliola; un quadretto proprio idilliaco! Ed il suo impiego addomesticato a dovere, tanto da consentire scappatelle extra, utili a incoraggiare la propria virilità. Con le sue belle opportunità di fare carriera, se possibile; di allargare la casa; di darsi più agi; di “allargare” anche la famiglia…

Un’esistenza trascorsa a “vivacchiare” insomma, ma sputaci sopra! C’è chi farebbe carte false per aggiudicarsela.

E c’è pure chi si dimentica di allontanare lo sguardo dallo specchio.

Chi non dimentica di mentire a sé stesso ed agli altri in merito alle proprie reali intenzioni. Alle proprie capacità. Alla capacità di capire cosa fare della propria vita…

Ah, ma quale atrocità provoca il tormento del dubbio!!

Come si fare a capire cosa è bene e giusto per i propri cari quando non si è capaci di discernere neanche cosa sia bene e giusto per sé stessi?

Come se non fossero, peraltro, destini intimamente connessi…

Come se gioie e dolori degli uni non significassero gioie e dolori degli altri….

Com’è facile, allora, lasciarsi scivolare tutto dalle mani; mandare tutto a pezzi…

Quando non si possiede un apparecchio acustico attrezzato per abbassare, all’occorrenza, il volume del rumore molesto.

Il rumore del disaccordo e degli screzi della vita.

Quelli che, di giorno in giorno, formano voragini incolmabili fra cielo e terra…

Ovvero fra una vita “piena” ed una piena solo di confort e di rimpianti.

 

S.Mendes dirige un film intenso e denso di emozioni forti, inquiete e disturbanti.

Emozioni astrattamente finte (in quanto frutto, formalmente, di mera rappresentazione filmica), ma dannatamente vere.

Mendes dirige bene il dramma di una generazione intrappolata nelle consuetudinarie convenzioni sociali; quelle che sospingono sogni e sacrosante aspirazioni nella sfera delle pulsioni sciocche e puerili; quelle che tarpano le ali e non concedono possibilità di redenzione, ai sognatori.

Mendes dirige bene il dramma dell’incapacità, da parte di chi si sente speciale, di accettare la propria mediocrità (billykwan); il dramma di ritrovarsi schiacciati nei soffocanti ingranaggi della routine quotidiana (Estonia).

Mendes, coadiuvato da un team tecnico-artistico all’altezza, dirige un film profondamente drammatico e cupo; in parte sconvolgente; a suo modo, iconoclasta.

Eppure, con un po’ di coraggio, da vedere.

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