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Revolutionary Road

Regia di Sam Mendes vedi scheda film

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La recensione su Revolutionary Road

di maurri 63
4 stelle

Frank ed April (Di Caprio e Winslet), i coniugi Wheeler, vivono un'esistenza di facciata: sono una coppia apparentemente felice, con una casa bianca sulla Revolutionary road, due bambini che sono in pratica assenti dalla pellicola (!), lui con un modesto lavoro di impiegato presso una ditta di elettrodomestici. April, tuttavia, che cova una profonda depressione, ambisce ad una carriera di attrice, pur non avendone il talento. Tutta qui la storia: avevo evitato di recarmi al cinema, perchè non m'intrigava il film e neppure il romanzo di Richard Yates da cui è tratto (in fondo, se ci sono voluti più di quaranta anni per portarlo sullo schermo, una ragione ci sarà pure stata...), ma l'ho recuperato su Sky (ok, lo ammetto: per me, il cinema è quello della sala...scusatemi!). Ma ho rivisto il Sam Mendes che già conoscevo: un uomo in cui il conflitto con il padre (il genitore di Mendes era un grosso professore universitario, e lui si è sempre sentito inferiore) è evidente -la scena in cui Di Caprio a tavola con il suo capo accenna al padre è emblematica -, eppure già detta in American Beauty, senza tralasciare Era mio padre  - ?? -); i litigi tra i coniugi (qui ridotti ad un continuo strombazzare dei propri momenti d'infelicità (rivedi A. B.)), senza che nessuno di due abbia il coraggio di crescere; lei (April/Rose/Winslet) assolutamente incapace di guadagnare (Annette Bening?), ma pronta a fare la segretaria pur di scappare a Parigi, un vicino di casa matematico (Shannon, mediocre: dai tempi di A beautiful mind matematico = folle, bah! tutti uguali 'sti americans!) che è l'unico ad intuire la verità (ed accadeva lo stesso con il vicino di Kevin Spacey in A. B., che era pronto a vendergli "il fumo"...), una gravidanza inaspettata ed indesiderata. Basta: gli stereotipi sono tanti e tali che il regista farebbe ridere ed invece ci fa piangere al ricordo del regista vero che poteva essere. Il fatto è che Mendes ha bisogno di "mascherare" ciò che dice (l'epoca dei gangster in Era mio padre, la guerra in Jarhead) perchè non ha nulla di veramente nuovo da dire. Perfino Di Caprio (maldiretto, con continui cambi di coerenza) "usa" la maschera di Prova a prendermi rendendola drammatica. Una musica inappropriata ed invadente non stimola la commozione, anzi, la mortifica. Si aggiunga un contesto decisamente stravisto (ma Gary Ross aveva fatto davvero di meglio in Pleasantville), un ritmo lento, dove le masse e le comparse sembrano solo giustificare gli enormi costi hollywoodiani, un contesto improbabile dove le bevute di birra tra impiegati in pausa lavoro sono costante disagio per Frank, un finale (fintamente) strappalacrime e telefonato, più forzato che reale. A questo punto, anche per ristabilire certi equilibri emotivi su un'America il cui sogno è rimasto tale per 599 milioni (...), consiglio, per contrasto, la visione di Radio days, di Woody Allen, stessa epoca, altro...ritmo. E aggiungo tutto il mio profondo dispiacere per una scena assolutamente inadeguata e stiracchiata apposta per cercare di dare allo spettatore le lacrima: Frank/Leo, dopo aver fatto l'amore con una ragazza in città, rientra a casa. E, inaspettatamente, trova la famiglia (moglie e due figlie) ad accogleirlo con una torta. La festa è pronta. Di Caprio piange. Perchè (ma tu guarda) forse, dopo tutti i litigi, aveva dimenticato il suo compleanno!! Ignobile. Detto che l'ultimo film di Sam Mendes, Away we go, è uscito solo in dvd, stendiamo un "Amen" sul suo cinema.Forse perchè il cinema è anche sceneggiatura (Conrad L Hall scrisse A.B., morì mentre stava terminando Era mio padre e Mendes dopo ha brancolato), forse solo perchè è una suggestione, improvvisazione, magia, organizzazione, forse perchè è tutto questo insieme, bè, oggi, Sam, nei tuoi film ciò non lo rivedo. Sarà ora di tornare al teatro?    

Sulla trama

April e Frank sono due coniugi in crisi. Fantasticano un loro trasferimento a Parigi, ma un destino crudele è in agguato.

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