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Changeling

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Changeling

di FilmTv Rivista
6 stelle

È difficile capire per quale ragione la critica americana abbia storto il naso di fronte al film e soprattutto perché non ne abbia riconosciuto la qualità più evidente: è forse il migliore di Angelina Jolie. Disperata, coriacea e affusolata come un cipresso o una stalattite, alterna immensità della sofferenza e feroce determinazione rievocando attrici del calibro di Barbara Stanwyck o Joan Crawford. Che altro avrebbe potuto fare una madre dopo che il figlio, ragazzino, scompare improvvisamente, la polizia ne ritrova uno a caso che spaccia come il suo per far tacere l’opinione pubblica e quando lei si ribella all’assurdità viene sbattuta in manicomio? È, in ogni caso, quello che fece la madre vera visto che Michael Straczynski ha scritto il copione attingendo alle cronache e agli atti giudiziari. In una Los Angeles alla fine degli anni 20 che i colori scabri e austeri della fotografia di Tom Stern (lo stesso di Million Dollar Baby) rendono più vicina al bianco e nero di Paper Moon che alla metropoli glamour di Chinatown, il film ha la polizia corrotta dei romanzi di Ellroy e un predicatore (John Malkovich), il cui fanatismo, è decisivo nella ricerca della giustizia e della verità: un ulteriore segno di quanto accanita e retta sia l’esplorazione morale del regista di Mystic River. Anche questo film, che cammina con il passo fermo e silenzioso dell’ultimo Eastwood uguale a quello di Henry Fonda in un film di John Ford, è un asciutto e desolante capitolo di ammissione d’impotenza nei confronti dell’intransigenza del fato e dell’ingiustizia. È un percorso sorretto dallo stile non meno che dalla paura e dallo sdegno per il sopruso e il dolore. Nell’evocare le gesta atroci di un serial killer, Eastwood sembra ispirarsi a un classico come A sangue freddo di Richard Brooks (tratto da Capote). Sia l’esecuzione disumana del mostro (Jason Butler Harner, ha anche tratti fisici simili al protagonista di quel film, il mitico Scott Wilson), sia le ombre e le notti terribili, lo ricordano da vicino.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 46 del 2008

Autore: Mario Sesti

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