Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Un buon film che però paga un pò lo scotto di una eccessiva lunghezza, nella seconda parte, della fase processuale che appesantisce un racconto fino ad allora coinvolgente ed emozionante
Clint Eastwood nella sua infinita carriera, sia come attore che soprattutto come regista, non ha mai disdegnato di immergersi in storie vere dandone un'interpretazione con quel giusto tocco di originalità che non ne snaturasse più di tanto la veridicità. Approciandosi alla vicenda alla base di "Changeling" (quella di una donna a cui, nell'America della Grande Depressione, viene rapito il figlio che poi misteriosamente ricompare nelle sembianze di un altro che si vuol far credere sia il suo) il buon Clint sa tenere dritta la barra al centro, confezionando un film asciutto, essenziale, privo di sbavature sensazionalistiche e con la giusta distanza dal voler esprimere giudizi preconcetti. L'unica pecca è forse aver affidato il ruolo di protagonista ad una Angelina Jolie troppo algida ed impersonale, anche se indubbiamente impegnata in un ruolo non facile, e di aver prolungato fin troppo la fase processuale nei confronti del rapitore, che finisce così per appesantire tutta la seconda parte di un film comunque valido e scenograficamente impeccabile.
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