Regia di Jieho Lee vedi scheda film
Non mancano le ambizioni a Jieho Lee, che in The Air I Breathe (la sua opera prima), costruisce un complesso mosaico narrativo, giocato su quattro emozioni primarie. I quattro protagonisti, pare ispirati ai personaggi del Mago di Oz, sono legati principalmente da Fingers, un gangster che taglia le dita ai suoi debitori. Tra questi si viene a trovare un piccolo agente di borsa con il vizio del gioco d’azzardo, costretto a tentare una rapina per saldare il suo conto. L’episodio successivo vede il principale sicario di Fingers, dotato di preveggenza e perciò letale, portare a spasso per la città il nipote del gangster. La pop singer nota come Trista scopre poi che il suo manager l’ha fregata, svuotandole il conto e girando il suo contratto a Fingers. Infine un medico tenta disperatamente di salvare la donna che ama, la quale è sposata al suo migliore amico. Tutto si collega, ma la sensazione di artificiosità cresce per ogni coincidenza. Reggere un gioco del genere, oltretutto oggi abusato dal moltiplicarsi di sceneggiature a incastro, richiede un talento eclettico capace di variare registro, che qui invece si incarta presto su un tono mesto e monocorde, dal quale nemmeno il cast blasonato sa risollevarsi.
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