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Patti Smith: Dream of Life

Regia di Steven Sebring vedi scheda film

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La recensione su Patti Smith: Dream of Life

di barabbovich
4 stelle

Ci sono voluti 10 anni di riprese alle costole di Patti Smith, forse la stella più luminosa dell'intero firmamento rockettaro di genere femminile, per raccontare un passaggio cruciale della traiettoria umana - prima ancora che musicale - di questa poliedrica artista. È un viaggio in mare aperto e senza bussola quello al quale il regista Steven Sebring costringe gli spettatori, un andirivieni continuo nel tempo con la sola costante di quell'arco temporale cruciale in cui la vita di Patti Smith fu segnata da una serie di lutti, da Robert Mapplethorpe al marito Fred "Sonic" Smith fino al fratello minore. Fu anche l'epoca di un estenuante silenzio artistico, che in 17 anni vide sbocciare un solo disco, Dream of life, appunto, il sogno di una vita che non era più quella di prima e che andava ripensata con due bambini piccoli da crescere. Una vita iniziata a Chicago, proseguita facendo l'operaia e poi deflagrata in un'inarrestabile furia creativa a partire dagli anni passati a New York presso il mitico Chelsea Hotel, un tempo sufficiente per mettersi in contatto con il gotha della cultura artistica e letteraria americana. Poi Horses, il primo disco, nel 1975, sotto il segno di un'iconoclastia che ne avrebbe caratterizzato il mito fino alle uscite pubbliche più recenti. Ma alla musica Dream of life concede pochissimo spazio, preferendo concentrarsi su un collage infinito di ritagli di vita quotidiana che tanto somigliano agli scatti che la protagonista fissa in continuazione con la sua inseparabile Polaroid. In questo quadro confusionario e rapsodico la figura di Patti Smith ne esce tutt'altro che santificata: si mangiano hamburger e si ramazza per terra, si posa per i fotografi insieme ai genitori, tra una requisitoria serrata contro George W.Bush, una mare di poesie che sembrano sempre seguire lo stream of consciousness e una pisciata in aereo, dentro una bottiglia, con gli altri viaggiatori al fianco. Gli amici come Sam Shepard e Philip Glass, unitamente ai familiari e alla band, corredano il quadro, tra immagini di cattiva qualità e in­serti in bianco e nero, di questa artista dal talento indomabile, una fricchettona pacifista che veste Prada e gira in Limousine.   

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