La recensione su Stop-Loss

Inspiegabilmente perso sul grande schermo, visti il tema e l'attore protagonista che mi avrebbero di sicuro spinto ad andare a vederlo (sarà uscito nella mia città? Non mi risulta...), recuperato in DVD dopo averne scoperto l'esistenza da alcuni trailers (comprato ieri 18/11/09), questo film è necessario per capire cosa stanno vivendo i soldati americani nei conflitti in Afghanistan e Iraq. Ma potrebbero essere tornati dal Vietnam, dalla Corea o dall'Europa, vista l'universalità della tragedia del soldato, in tutte le epoche. Non ci sarebbe bisogno di spiegarlo, questo film, ma è interessante ascoltare i commenti della regista e dello sceneggiatore, oltre al vedere i contenuti speciali sulla realizzazione del film. Film che è totalmente dalla parte dei soldati, anche se ne mostra gli errori e gli sbandamenti, e fa dire al protagonista parole estreme contro il sistema militare statunitense ("Si f... il presidente, non la combatte lui questa guerra!"), che eppure ha servito fedelmente per tutto quel tempo.

Sulla trama

La storia vera del primo disertore della 2° guerra in Iraq. Dalla tragedia del conflitto a fuoco, che gli causa la perdita di alcuni uomini e il grave ferimento di uno di loro, per il quale non si da pace, allo spaesamento del ritorno a casa mentre viene acclamato come eroe (durante un comizio, si lascia sfuggire parole sul sapore delle cose che gli sono mancate, invece che infiammare l'entusiasmo di nuove potenziali reclute). Dal ricordo del grave atto esercitato contro civili, in una casa in cui credevano ci fossero terroristi, alla decisione di congedarsi dall'esercito, per non dover più veder morire i propri uomini o uccidere vittime innocenti. Poi la fuga e tutte le conseguenze che essa porta. Molto toccanti i video girati dai soldati, ispirati a veri filmati di ragazzi poi morti in battaglia. Molto bravo il cast, nessuno escluso.

Cosa cambierei

Niente, è un film splendido!!!! Starei ore a parlarne, per tutti gli aspetti che se ne traggono. Nella realtà sì che cambierei qualcosa: BASTA CON LE GUERRE, rimandate i nostri ragazzi a casa e aiutate DAVVERO i poveri civili, martoriati da armi "intelligenti" e da finti "portatori di libertà".

Su Kimberly Peirce

Molto brava questa regista che, mostrandoci un mondo prevalentemente maschile costretto alla violenza, riesce a trasmetterci la loro estrema sensibilità, il senso di lealtà e di cura degli uni verso gli altri, la disperazione dei familiari e degli amici rimasti a casa che se li ritrovano cambiati nel fisico e nello spirito (in questo contesto, inserisce con dolcezza le figure femminili delle mogli e fidanzate e della madre di Brandon, che si mostrano forti per i loro cari, ma provano una grande sofferenza interiore - oltre allo sguardo del padre addolorato ma silenzioso che sembra dirgli: "Io ti posso capire e so quanto è dura"). Niente è banale o retorico, non c'è patriottismo bigotto, ma amore verso i veri soldati che sono coinvolti nel conflitto (la regista stessa ha un fratello che ha combattuto in questa guerra). Ottimo lavoro anche con gli attori.

Su Ryan Phillippe

Ma quando l'Academy si renderà conto di quanto vale questo attore? Io lo so già, seguendolo ormai da tempo (fiera di annoverarlo tra i miei coetanei del mitico 1974 e tra i miei attori preferiti). Non avrei potuto immaginare nessun altro nel ruolo di Brandon King. Citando la regista: mascolino ma capace di sensibilità e affetto verso i suoi uomini.

Su Joseph Gordon-Levitt

Lo ricordavo ragazzino in una puntata di That's70 Show, in cui era un brillante studente gay che s'invagisce di Eric. Molto promettente.

Su Channing Tatum

In GIJoe non mi aveva dato l'idea di avere uno spirito molto acuto, però qui sembra funzionare.