Regia di Terry Zwigoff vedi scheda film
Jerome si iscrive a un prestigioso college artistico; disegnatore dotato, con la passione per Picasso, si innamora subito di una modella che scopre essere figlia di un ricchissimo e famosissimo pittore. Nel frattempo Jerome frequenta un altro pittore alcolizzato che ritrae le vittime di un serial killer che agisce nei dintorni della scuola.
The room, Tommy Wiseau, 2003: questa è la base, l’ispirazione che ha guidato Terry Zwigoff nella realizzazione di Art school confidential, non può esserci dubbio. The room è noto come una sorta di capolavoro del trash involontario, un film in cui tutto è continuamente e severamente sbagliato; ecco, Zwigoff ce la mette tutta per dare un senso alle inquadrature e ai movimenti di macchina, ma per il resto ASC risulta un’impagabile catastrofe esilarante dal primo all’ultimo fotogramma – e, sia chiaro, si ride sempre (e tanto) DI Zwigoff e del suo film, non CON. Le incongruenze logiche, le assurdità passate in silenzio, i dialoghi insensati, le inverosimiglianze si susseguono nei cento minuti di durata della pellicola, un trogolo ricolmo di luoghi comuni e facilonerie mescolati pure poco e male; personaggi che entrano ed escono dalla storia senza lasciare un segno (quasi tutti quelli destinati a guest stars), altri creati ad hoc per una specifica scena (il compagno di stanza gay, che serve solo per una gag omofoba verso il finale), situazioni semplicemente incredibili, ben al di là di qualsiasi limite di pazienza da parte dello spettatore (la sigaretta sulla moquette), insomma: ASC vale la pena di una visione goliardica, ma null’altro. Tutto il resto, citando il poeta, è noia: un ragazzino in un college di ultratrentenni (già: anche le scelte di casting andrebbero riviste), il maniaco omicida meno spaventoso della storia del Cinema, una storia sentimentale totalmente priva di senso (la belloccia della scuola – che peraltro frequenta continuamente pur essendo solo una modella, ma vabè – la mette letteralmente in mano al protagonista come non fosse sua, poi di punto in bianco si concede a un altro, che però è sposato ma fa lo stesso, perché il pubblico lo impara dopo, e nel finale decide di limonare col protagonista che però nel frattempo è in galera pur essendo innocente e non si sa nemmeno con che prove la giustizia americana lo abbia schiaffato dentro: AAAH!)… insomma: basta così. Inutile aggiungere altro. Tratto da un fumetto di Daniel Clowes, che ha firmato qui anche la sceneggiatura; in parti più o meno rilevanti troviamo John Malkovic, Anjelica Huston, Steve Buscemi e Jim Broadbent, mentre il protagonista è l’insipido – e spesso realmente canino – Max Minghella. 2/10.
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