Regia di Claudio Sestieri vedi scheda film
Un boss camorrista è disposto a tutto pur di compiacere la propria figlia; durante una serata di sfrenati festeggiamenti, la giovane fa al padre una richiesta un po' eccessiva: la testa di un ragazzo che l'ha rifiutata e che il padre tiene sotto chiave da tempo.
La Salomè di Wilde riletta in chiave postmoderna, fra giovani rasta e capi camorristi, con costumi sgargianti e poderosi giochi di luci e ombre. Francamente un'operazione estremamente snob, neppure ambiziosa: solo un film che si crede migliore di ciò che effettivamente è (neppure un brutto lavoro, sia chiaro), parlando senza mezzi termini. Scenografie, costumi, coreografie elaborate fanno il paio con una recitazione perennemente teatrale, ostentata, e con una trama che va e viene, si disperde fra le suggestioni visive che sono le vere, effettive protagoniste del film. Claudio Sestieri - soggetto, sceneggiatura e regia: anche se sul soggetto qualche dubbio Wilde potrebbe averlo - non è certo l'ultimo arrivato e si vede bene: a prescindere dalla sua sterile magnificenza la pellicola è orchestrata in maniera indubbiamente abile; attivo da più di vent'anni, il Nostro è riuscito fino a questo punto della sua carriera a girare solamente qualche fiction televisiva e un altro paio di lavori espressamente cinematografici (Dolce assenza del 1986 e Barocco del 1991). Peccato, al di là della scarsa riuscita di questo Chiamami Salomè. Che vede nel cast la presenza di Ernesto Mahieux, Elio Germano, Caterina Vertova e, nei ruoli centrali, dei giovani ma apprezzabili Carolina Felline e Riccardo Cicogna. 3,5/10.
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