Regia di Michael McCullers vedi scheda film
Uteri in affitto, fra poco li troveremo su “Secondamano” e “Portaportese”. Il cinema sembra ossessionato dal tema della maternità surrogata, ormai è all’ordine del giorno in ogni stagione cinematografica, da Baby Love a Baby Mama persino la titolazione risente di questa overdose. L’impressione, però, è che un tema caldo e importante come questo sia sempre schiacciato dagli stereotipi. Il gay che vuole diventare padre, la supermanager single sono marginalizzazioni di realtà che preferiamo ignorare perché la nostra società machista a ridicolizzarle si sente meglio. E non fa eccezione questa commedia con Tina Fey e Amy Poehler (si erano già incontrate in Mean Girls) in cui si aggira il dramma per un mélo superficiale. È patinata la loro sorellanza, subdolo l’orologio biologico che fa ritardare sul lavoro la futura mamma locataria, il lieto fine strappato per i capelli, poi, grida vendetta. A salvarci dalla strana coppia tagliata con l’accetta, il sempre ottimo Greg Kinnear relegato però a spettatore non giocatore (qui dopo il gradevole Ghost Town e prima dello splendido Flash of Genius) e una colonna sonora-karaoke che non bada a spese: Talking Heads, Diana Ross, Cindy Lauper, UB 40. Se in sala chiuderete gli occhi, vi piacerà.
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