Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film
Prima a New York, poi in tutto il Nord-Est degli Stati Uniti, si diffonde una misteriosa epidemia che spinge le persone a compiere gesti di autolesionismo mortale: all’inizio si pensa a un attacco terroristico, poi a qualche esperimento governativo andato male, infine un professore capisce che le piante stanno espellendo gli esseri umani in quanto nocivi. A dire il vero la spiegazione non è molto chiara, né si vede cosa c’entri evocare la celebre frase attribuita a Einstein sulla scomparsa delle api come preannuncio dell’estinzione dell’umanità. Suggestiva (per quanto non originale) l’idea che la minaccia proviene dalla natura e non dall’uomo; peraltro si incontrano anche un paio di paranoici che danno il loro contributo. Ma è un film stranamente privo di tensione, un’apocalisse silenziosa: a furia di razionalizzare, di mantenersi calmi e lucidi, si finisce per annullare la drammaticità (che viene riattivata artificiosamente solo mostrando truculente scene di suicidio); oltretutto, una volta chiarita l’origine del pericolo, non ci sono più sorprese e si cade nella ripetitività. Nessuno spettatore normale può provare il minimo interesse per i problemi matrimoniali della coppia di protagonisti (a proposito, occhio ai titoli di coda: il regista è accreditato nel ruolo del corteggiatore della Deschanel, la cui presenza si limita però solo a un nome sul display del cellulare); tanto più che lo scioglimento porta a uno stupidissimo finale familista, che starebbe bene nella parodia di un film catastrofico e che per fortuna viene negato dall’ultima scena: ce n’est qu’un début, come dicono in Francia (appunto).
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