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E venne il giorno

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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La recensione su E venne il giorno

di EightAndHalf
8 stelle

Il suicidio come forma di alienazione, non più effetto di una motivazione personale, ma conseguenza scatenante di un insidioso virus che minaccia l'intera frustrata America. Anche volendo trovare il disastroso punto debole di The Happening nella recitazione e nella sceneggiatura (per qualcuno nel finale), in realtà questo punto debole sfigura di fronte a un impatto spettacolare di grande forza inquietante, a partire dall'idea del suicidio diffuso, che non sembra casuale di fronte a personaggi tanto finti tra di loro, traditori, eppure umani, volenterosi di trovare conforto e redenzione. Gli occhioni di Zooey Deschanel possono risultare commoventi come irritanti, eppure sono gli occhi piangenti di un'umanità che si è autopunita, autosconvolta, e che vede questa autopunizione concretizzata in un piano perfido della natura e degli alberi, che decidono di rilasciare una tossina contro gruppi sempre inferiori di numero di esseri umani perché questi risultano minacciosi per la loro vita (degli alberi). Se da un lato il film gode di sottotesti ecologisti, con una natura che dà finalmente il colpo di grazia a un'umanità che disbosca, dall'altro è una natura vendicativa, che attacca uomini che sembrano ancora degni di vivere. Di fronte a tanta spregiudicatezza sembra difficile criticare o l'uno o l'altro fronte, la natura ha assunto sembianze talmente umane da risultare difettose e criticabili, assurdamente crudele e cattiva. 
Le sequenze dei suicidi sono da pelle d'oca, dai muratori suicidi dal tetto del palazzo agli uomini immobili di Central Park, diretti con maestria da un geniale regista che non sempre ha fatto coincidere la sua abilità registica con la qualità filmica: qui non si lascia troppo prendere dalle dinamiche umane (e per questo si può parlare di debolezze varie ed eventuali), ma evita le cadute di stile come i dialoghi di Signs. Certo le confessioni di Wahlberg e della Deschanel fatte all'ultimo momento possono scatenare un riso involontario, ma l'effetto (anche involontario) di un'umanità che diventa anche più ridicola, seppur forte di amore e compassione, lascia interdetti e spiazzati più di molte altre pellicole di genere apocalittico. Ecco perché The Happening è un film riuscito, perché ha un grande coraggio (la scena dell'uomo rinchiuso che spara due fucilate a due bambini), grandi ricostruzioni di un'epoca sconvolta (l'11 settembre con i suoi terroristi veglia anche più delle ventose fronde degli alberi), personaggi di contorno interessanti e sfaccetati, come l'anziana signora del finale. Infatti è molto interessante come questa natura perfida voglia organizzare il genocidio umano costringendo l'uomo (secondo l'ipotesi del personaggio di Wahlberg) a allontanarsi l'uno dall'altro, quindi a privarsi della forza nata dall'unione (non amorevole, ma di convenienza, e non sempre). Si incoraggia la solitudine, che però ha anche il suo dark side (ancora una volta l'anziana signora, le sue testate ai vetri non si dimenticano facilmente). C'è stile e armonia dell'inquietudine in Shyamalan, sottovalutato in The Village Signs, fallimentare in Unbreakable, scaduto nell' Ultimo dominatore dell'aria, ma con uno sguardo che è ormai giusto definire 'stile'. 
E comunque non consoliamoci troppo, l'Europa avrà anche la sua dose di masochismo (indotto) e di violenza.

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