Regia di Tom Kalin vedi scheda film
Avvalersi di un’attrice come Julianne Moore, peraltro qui assoluta protagonista, è un vantaggio da non da poco, un buon punto di partenza insomma.
Purtroppo in questo caso non basta, o meglio dire non serve più di tanto al film per poter risultare riuscito.
Il film racconta il percorso di una famiglia “arrivata” che vive nel lusso e nella pigrizia grazie allo splendore delle generazioni passate, madre scompaginata e fragile, padre forte ma assente e figlio che non segue la strada prefissata.
Già di suo non c’è molto da raccontare, ed infatti il film è anche piuttosto breve (85 minuti netti, comunque sia troppi), ma in più lo stile utilizzato raggela anche quel poco che di interessante è (potrebbe essere) presente ed i dialoghi raramente danno spessore alle scene (si avverte sempre un certo distacco).
Il tono del racconto è infatti troppo freddo e distaccato, la noia spesso risulta ammorbante, tanto che viene da chiedersi se il film abbia un senso compiuto (anche perché il contenuto di suo non mi pare eccelso) che possa andare oltre la semplice consequenzialità dei sei atti (o fasi di vita) in cui è diviso.
Manca in più di un’anima e così non può che essere anonimo anche di fronte a scene che dovrebbero smuovere il cuore, come nella parte finale, che peraltro rimane una delle poche che abbiano un significato assieme ad un rapporto incestuoso senza dubbio forte di suo.
Ma anche qui l’immagine proposta è fredda (immagino sia una scelta di forma, per me infelice) ed allo spettatore non rimane nulla se non un po’ di scoramento.
Tristemente vuoto.
Sceglie una rappresentazione fredda che, a mio avviso, non funziona per niente.
Sempre brava, ma il contesto non le permette di andare oltre.
Se la cava.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta