Regia di Joe Dante vedi scheda film
Tornano gli zombie aventi valenza sociale, per un mediometraggio che sicuramente sarà piaciuto a George A. Romero. Il maestro Joe Dante parte da un'ottima premessa e la sviluppa bene per trequarti, salvo giungere a una conclusione non bene giustificata. Gli zombie sono infatti i soldati americani caduti in battaglia durante il conflitto in medio-oriente. Risorgono in risposta di una richiesta avanzata da un ospite durante un dibattito politico, ma lo fanno per il motivo opposto per quello per il quale sono stati invocati. Non cercano carne umana, né diffondono il morbo. Sono solo intenzionati a votare alle presidenziali per andare contro il Presidente uscente (rimandi a Bush), lamentando ai microfoni bugie e manipolazioni finalizzate a condurre gli Stati Uniti in un conflitto bellico avente la sola ragione di arricchire qualche gruppo di lobby piuttosto che garantire la pace e la protezione dei cittadini. Sono dunque pacifici, dismessi e capaci di parlare. Risultano inoltre onniscienti (questo si comprende meno) e tutti schierati contro il presidente. Manca la giustificazione di questo passaggio, col rischio, altrimenti, di giungere a un collegamento per il quale tutti i soldati caduti in battaglia sono contrari alla guerra. Una conclusione, questa, suggerita anche da finale, in cui insorgono persino i caduti nel secondo conflitto mondiale, suggerendo per tale via un'impostazione qualunquista per la quale ogni scontro armato (compreso quello contro Hitler) è in realtà ingiustificato e supportato solo da logiche private. Peccato, perché, al di là delle opinioni politiche, Homecoming si presenta quale intelligente allegoria, in salsa satirica, sul mondo della politica e sulle manipolazioni che ne stanno alla base. Sarebbe più corretto definirlo un “grottesco” piuttosto che un horror. Alti e bassi, comunque da vedere.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta