Regia di David Ayer vedi scheda film
«Perché sono qui?», «Sta diventando un incubo, devo andare»: queste sono le due battute che più rimangono impresse di La notte non aspetta. La ragione è semplice, riflettono i pensieri dello spettatore mentre la pellicola passa sfiancante sullo schermo. Al termine del film, sullo scorrere dei titoli di coda, per i tenaci o gli assopiti rimasti, ecco la sorpresa: soggettista e cosceneggiatore è nientemeno che James Ellroy. Quando si ha un nome del genere, di fronte a prodotti tanto infelici, sarebbe meglio ritirare la firma, non c’era bisogno di vedere il film finito per rendersi conto di quale guazzabuglio ne sarebbe uscito. La trama scimmiotta proprio Ellroy nel descrivere ambienti losangelini corrotti, con un poliziotto, efficiente ma violento e alcolizzato, nel mezzo di un intrigo tra frange deviate che ricattano i potenti e cavalcano i media. Quando un testo indegno dello straight-to-video, con personaggi ridicoli e battute grondanti banalità sul bene e sul male, finisce a un regista come David Ayer (quello di Harsh Times), la catastrofe è garantita. Coinvolti anche Forest Whitaker, forse illusosi di essere ancora sul set di The Shield, e Hugh Laurie, prigioniero dei tic del Dr. House (quantomeno nel doppiaggio italiano).
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