Regia di David Ayer vedi scheda film
A dispetto del titolo italiano che può facilmente far pensare ad un b-movie con un cast di attori bolliti, Street Kings è invece uno di quei film da recuperare, un onesto poliziesco che combina l'intrattenimento alla componente realistica senza troppe pretese autoriali né retoriche varie, una rarità per un film a suo modo recente.
Mi piace considerarlo la versione pratica di Training Day, nella quale tutto ciò che lì veniva insegnato al novellino (e per estensione allo spettatore) qui viene messo in mostra in modo più asciutto e diretto. È un film che non lascia un attimo di tregua, tiene incollati allo schermo, ho dovuto persino ripetere alcuni passaggi per riuscire a seguire tutto quello che succedeva senza tralasciare nulla. Certo, qualche pirlata e banalità evitabile nei dialoghi - specie in quelli pronunciati dagli unici due personaggi femminili- c'è, qualche errore di continuità anche ma nulla che infici veramente la godibilità della visione.
Attori bolliti non ce ne sono, troviamo un Keanu Reeves all'epoca un po' in magra di copioni forse ma sicuramente (o forse proprio per questo?) nel mood giusto per affrontare i panni del nostro protagonista: il poliziotto tormentato, alcolizzato e rimasto solo che si ritrova circondato da una violenza di cui non può fare a meno di servirsi. La sua interpretazione è energica e assidua, per una volta riesce a sostenere lo sguardo dello spettatore e a dare corpo alla sicurezza tipica di uno sbirro di strada navigato e disilluso mantenendo sempre un alone di vulnerabilità. Che fosse in cerca del "suo" nuovo personaggio? Non so, certo è che avrei preferito guardare altri due o tre film come questo al posto di certi videoclipponi di sparatorie e botte da orbi dove la recitazione oggettivamente scarseggia.
Forest Whitaker sempre bravo è fantastico nel ruolo del capoccia nervosetto, la sua protervia la si vede lontano un miglio. Hugh Laurie e Chris Evans non ho mai avuto il piacere di vederli nei loro titoli più famosi (rispettivamente il dottor house e gli avengers), qui fanno debitamente la loro parte. Il resto del cast vede nomi di attori poco conosciuti ma all'altezza del ruolo affidatogli.
La regia è sicura e decisa, l'utilizzo dei primi piani per far emergere le psicologie dei personaggi e le varie dinamiche evita l'utilizzo di inutili spiegoni mentre le riprese sinuose incanalano l'attenzione sul protagonista e ne isolano il punto di vista alimentando la suspance fino all'ultimo, il tutto senza ricorso alle solite figoserìe che lasciano il tempo che trovano. La storia è costruita bene e lo stesso Ayer maneggia con cura la materia, passa con sicurezza dalla strada ai piani alti e non lascia nulla al caso che siano indizi (le "dotazioni" del detective), dettagli o i dubbi che permangono anche dopo la fine del film; si vede anche qui come in Training Day la familiarità che ha con certi contesti losangelini, le scelte delle location, dei cameo e della fotografia - ma anche le musiche non sono affatto male- si rivelano proficue nella creazione di una Los Angeles visivamente realistica per ambientare una storia "nera" come questa che viene sporcata solo da una chiusura che poteva essere più d'impatto.
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