Regia di Baz Luhrmann vedi scheda film
Tra romanzo e libera ricostruzione storica, Luhrmann firma un'altra opera sontuosa che mescola cinema, sentimenti e denuncia sociale e che traspira un amore profondo per una terra a molti ancora sconosciuta e ancora piena di magia.
La storia è semplice e lo svolgimento affidato alla voce narrante di un meticcio, Nullah figlio di un'aborigena e di un inglese che però lo ha rinnegato e che impersona il cattivo della situazione.
Diviso tra l'affetto della vedova Lady Ashley (una Kidman un pò rigida) e del nonno, una sorta di sciamano che intende iniziarlo alla sua cultura, deve anche fronteggiare i tentativi delle autorità locali di affidarlo ad inglesi per sottrarlo all'influenza del suo popolo "barbaro".
Gli scenari reali si contrappongono a quelli ricostruiti al computer, spesso volutamente evidenti e che, come in altri film del regista australiano, rimarcano la finzione della rappresentazione, la volontà di trasmettere allo spettatore un senso di meraviglia e incredulità. Prova ne è la scelta della canzone Over the rainbow come motivo portante della colonna sonora, con tanto di omaggio al Mago di Oz in alcune scene.
Il sogno e la storia, il western e il melo si alternano di continuo e come lo stesso piccolo protagonista ribadisce "Noi raccontiamo le storie per essere ricordati".
Chi ha amato lo stile di Moulin Rouge ritroverà anche qui una regia che sfrutta una grande varietà di colori, prospettive e toni, anche se in maniera più misurata.
Come rude mandriano dal cuore in fondo tenero funziona.
Brava, anche se non buca lo schermo come aveva fatto nei panni di Satine.
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