Regia di Michael Cimino vedi scheda film
"L'anno del dragone" detiene un record particolarissimo: è un film orrendo con una grande regia, ma è talmente orrendo che si fa fatica ad accorgersene.
Cimino racconta la battaglia urbana del poliziotto Sidney White contro la mafia cinese a New York ma fa due errori in uno: da un lato sovraccarica il film di delinquenza con gli occhi a mandorla che si manifesta con una pioggia di proiettili sbattuta in maniera così irruenta nell'obiettivo che il suo film perde di credibilità con la stessa velocità con cui una pallottola esce dalla canna di una trentotto, dall'altro lato ci si chiede se tale eccesso di violenza visiva non voglia essere una allegoria della crescita esponenziale della delinquenza nella grande mela concentrata nell'area denominata China town, forse va intesa come una denuncia ma nuovamente ha un sapore troppo irreale, lo spettatore avverte che questa delinquenza è troppo sotto la luce del sole e il film va in merda precipitevolissimevolmente.
La controprova potete averla se vi ritrovate in un dibattito di cinema che ha come tema centrale i grandi polizieschi, o anche i grandi film di Cimino, se qualcuno cita questo chiamatemi che suono una campana.
Lo stesso discorso vale per quel mosciume di personaggio affidato a Rourke che brizzolato e logorroico non commuove e non conquista, con la voce inappropriata come non mai di Amendola sembra Rambo con il distintivo che tornato dal Vietnam con un wurstel di Napalm che ancora gli brucia il deretano ha spostato il mirino dai musi gialli che ammazzava in trasferta a quelli che ammazza in casa tanto per lui mazza mazza è tutta na razza, che personaggio di merda, voglio dire: chi lo metterebbe mai accanto a Bullit o Shaft, fra le altre cose fate un piccolo giochino se lo rivedete chiudendo gli occhi ascoltate il film per cinque minuti e vi accorgerete che con la voce di Amendola e i dialoghi scritti da Bombolo sembrerà di stare alla proiezione di "Squadra anti mafia cinese" diretto da SeLgio CoLbucci.
Tutta la parte con i guerriglieri della droga con John Lone sugli scudi è quasi demenziale anche se l'ultimo imperatore è OK come capo mafia raffinato come la droga che traffica, in compenso Cimino come detto in apertura dirige sto cesso di scipt con la solita maestria, ad esempio nella scena della discoteca stringe e allarga il campo senza soluzione di continuità ma poi rovina tutto con un dialogo di serie Z fra White ferito alla giugulare e la tipa che gli ha sparato, complimenti vivissimi.
La cosa da salvare cari affezionatissimi è la cara e vecchia nello splendore del tecnicolor dolby stereo messa in mostra dalla bellissima attrice californiana Ariane con il suo bel fisico longilineo e quegli occhi a mandorla che colpiscono, insieme al suo loft in cima al mondo con le vetrate circolari che si affacciano su Manhattan le cose più belle del film e Cimino le riprende da grande maestro.
Il finale, quando l'hanno girato, era già l'anno del coglione, tredicesimo segno dello zodiaco cinese.
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