Regia di Martin McDonagh vedi scheda film
Bruges è una bellissima città medioevale delle Fiandre, nel Belgio fiammingo, proclamata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 2000 e capitale europea della cultura nel 2002: un incantevole luogo turistico ricco di storia, con piazze e canali, angoli fiabeschi e misteriosi, chiese e palazzi, musei e torri monumentali.
Vi giungono due killer - Ray e Ken - che hanno ricevuto dal loro capo l’ordine di aspettare lì una telefonata con nuove disposizioni: Ray coglie l’occasione per fare il turista più o meno distratto; Ken (interpretato da Colin Farrel) si mostra insofferente per l’attesa ed è totalmente disinteressato alle attrazioni culturali e alle suggestioni della città (anche se, in definitiva, appare più intriso delle sue cupe atmosfere).
La trama si dipana lenta, in un clima incerto di sospensione che traduce efficacemente il disagio della sosta forzata.
Nella prima mezz’ora non succede nulla. Entrano in campo – quasi a caso – numerosi personaggi secondari (nani, prostitute, turisti obesi, ...) che sullo sfondo surreale della città gotica fanno pensare alle bizzarre, incomprensibili, oniriche, inquietanti scene rappresentate nelle tavole di Hieronymus Bosch.
Da questo vuoto sospeso comincia presto a trasudare disagio e angoscia. Affiorano confusi ricordi, vengono a galla flash di tristi delitti, si materializzano oscuri sensi di colpa e penosi rimorsi. Il perdurare di situazioni comiche, battute scherzose e gag buffe crea un mix surreale di imbarazzante acidità.
Fino a quando tutto improvvisamente precipita; la farsa subisce un cortocircuito e diventa dramma trucido, l’ironia si converte in ghigno amaro. Il destino – per definizione assurdo – si compie irreparabilmente, senza redenzioni, travolgendo tutti e tutto nel suo rotolamento insensato.
Il regista-sceneggiatore, Martin McDonagh, è un esordiente, ma dimostra un’abilità sorprendente nello sviluppare la trama ricca di suggestioni, nel tratteggiare i personaggi (intensi), nel costruire dialoghi serrati, nel creare atmosfere dolenti (Bruges è la protagonista del film), nell’utilizzare ritmi funzionali al contenuto, nel creare incastri ad orologeria.
E’ inglese, ma fa pensare a De Palma e a Scorsese, ai Coen e a Tarantino, e cioè ai più “europei” fra i registi americani ...
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