Regia di Martin McDonagh vedi scheda film
Una consapevolezza esistenziale di dolente gravità.
Un senso di colpa più pesante di un macigno tortura la coscienza dell'assassino alle prime armi Colin Farrell, avvicinato al mestiere dal sicario professionista Brendan Gleeson: ha ucciso un bambino per errore. Si sveglia piangendo ed è convinto di doversi punire col suicidio, ma il collega gli spiega che ammazzarsi a propria volta darebbe soltanto ragione all'innata cattiveria del caso: il male si combatte anteponendogli l'azione (volontaria e non innata) del bene. La prima esperienza nel cinema di Martin McDonagh, autore irlandese di testi teatrali applauditi da pubblico e critica, scorre sotto il segno di una consapevolezza esistenziale di dolente gravità, di dialoghi sospesi tra l'amaro e lo spassoso, di squarci di teatro dell'assurdo (l'ipotesi di guerra immaginaria tra nani bianchi e neri elaborata sotto effetto di stupefacenti, la donna in gravidanza che intralcia il confronto finale tra Farrell e il capo schizoide Ralph Fiennes) che lasciano comunque un po' perplessi, di colpi di scena di geniale artificio, di esasperazioni splatter assai funzionali, di tematiche serissime (la responsabilità, il disprezzo del diverso) affrontate con livida schiettezza: Quentin Tarantino è un chiaro e solido nume tutelare, ma McDonagh ne rifiuta gratuità e compiacimenti nel nome di un sano e sanatore recupero dell'etica. Lo script del regista è stato addirittura candidato per l'Oscar.
Le musiche di Carter Burwell vanno a nozze col mood eccentrico della pellicola.
♥ Film OTTIMO (8) — Bollino ROSSO
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