Regia di Martin McDonagh vedi scheda film
Due killer si rifugiano da Londra a Bruges, per aspettare che le acque si calmino dopo aver portato a termine con qualche problema un incarico: a poco a poco si chiarisce cosa è andato storto, perché il loro capo li ha mandati lì e quali intenzioni ha nei loro confronti. In certi momenti il film sembra sponsorizzato dalla locale azienda di turismo, a tal punto la città è ben inquadrata (e poco importa se uno dei due ne sparla in continuazione). Però non ci si perde nel cartolinesco: Bruges è solo lo sfondo per la storia di Farrell e Gleeson, che si trovano a metà strada fra la rivisitazione seria di certi personaggi melvilliani e la loro parodia. Ne viene fuori uno strano oggetto, una commedia gangster che fa ridere ma mantiene una serietà di fondo (evidenziata dal didascalico sottotitolo italiano) e non scade quasi mai nel cazzeggio fine a sé stesso: c’è il senso di colpa per avere ucciso un innocente, il dilemma fra l’obbedienza al capo e la fedeltà all’amico, ma ci sono anche tante parentesi grottesche e un trattamento fumettistico della violenza che rinvia (forse anche troppo) a Tarantino. Il nano che recita in una scena onirica, poi, mi ha ricordato ciò che dice un suo omologo nel sottovalutato Si gira a Manhattan di DiCillo: “Neanche io sogno nani! I nani nei sogni si vedono solo in film stupidi come questo”.
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