Regia di Martin McDonagh vedi scheda film
Due consumati gangster irlandesi in fuga nella graziosa cittadina delle Fiandre: il grezzo Ray (Colin Farrell) la odia, Ken (Brendan Gleeson) invece si mette a studiarla sulla guida turistica e se ne innamora. E infatti trascina il collega in tour artistici per canali d’acqua, musei, piazzette. Sono imboscati in un alberghetto a conduzione familiare in attesa di indicazioni telefoniche da Harry, il loro spietatissimo boss londinese (Ralph Fiennes). E non saranno buone. Nell’attesa incappano sul set di un film art house con un nano protagonista, dove Ray si innamora di Chloë; misteriosa pusher con ex fidanzato vendicativo (il Jérémie Renier lanciato dai fratelli Dardenne). Una sorpresa piacevole Martin McDonagh, 38enne premiato nel 2006 con l’Oscar per il suo corto Six Shooter. La sceneggiatura trasuda il rigore di una lunga frequentazione col teatro, ad alto tasso di ironia e con la musica sobria di Carter Burwell. La classica storia che all’inizio ti respinge, poi ti prende piano piano e ti aggancia senza appello. Si cita Orson Welles e Carlito’s Way, si respira aria di Scorsese discutendo di salvezza e legittimità del suicidio. Con la naturalezza e la meditata intelligenza di un’ottima opera prima.
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