Regia di Luca Biglione vedi scheda film
L’insegnante viene a casa, quasi come ai bei tempi dell’Edwige, non fosse altro perché c’è sempre Luciano Martino produttore. In realtà, la febbre da remake del cinema pecoreccio c’entra poco, perché ancora una volta scende la notte (fonda) prima degli esami, con anche Venditti che qui riecheggia qualche secondo in sottofondo. Nipotini ripetenti dei Ragazzi della 3a C (c’è Enio Drovandi, caratterista, che nel telefilm di Claudio Risi faceva Totip il barista), mocciosi e mocciani che si danno un gran daffare tra amorini e amorazzi, naturalmente al tempo del web. Il protagonista è un imbranato che sfoga sul blog le sue frustrazioni, non è figo come vorrebbe, fino a quando gli mandano a casa la supplente Sara Tommasi che al posto delle docce anni 70 rifà per lui le pose del celebre calendario sexy, però in cambio di qualche 7 in latino. Poi altre faccende bamboccesche di tempeste ormonali sentimentali. Intanto ci sono famiglie di Cesaroni che non capiscono. E un momento serio serio, con la teeny incompresa e coi lacrimoni al cospetto della tata malata, primo piano insistito struggente manco fosse la Magnani. Straziante, veramente. Alla voce battute si registra che le lettere di Jacopo Ortis adesso sarebbero e-mail e una dei tempi di Totò sul corpo insegnante: «Ma c’è corpo e corpo». Mentre i professori sono ancora «fuori come balconi». Niente di grave e di greve ma sorprende il tono bigio e mogio, giovanile come un walkman a cassetta, fuori tempo come la colonna sonora rock‘n’roll.
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