Regia di Vera Belmont vedi scheda film
La piccola Misha è ebrea; i genitori, con l’arrivo dei nazisti in Belgio, sono stati deportati. Lei si è salvata, e non si arrende. Sa solo che i propri cari viaggiano verso est, insieme agli altri prigionieri. Così li segue, contando su una bussola, e attraversa Germania e Polonia, fino all’Ucraina. Come riesce a sopravvivere? Semplice (si fa per dire): facendosi adottare da un branco di lupi, che la scaldano e la sfamano con la carne cruda riservata ai cuccioli. L’autrice del best seller omonimo Monique De Wael (vero nome di Misha Defonseca) dopo dieci anni di ininterrotti successi di vendita ha ammesso di essersi inventata tutto. Non è lei la bambina, e la sua incredibile storia è falsa. Resta la fiaba, trattata dalla regista Vera Belmont come tale, ma certo pesa il giudizio negativo su quella che è stata a tutti gli effetti una truffa editoriale. Il film tenta di riflettere sulla ferocia degli uomini, contrapposta alla compassione degli animali, sullo sfondo di una tragedia immane come l’Olocausto. Non è poco, ma nonostante l’intensità della vicenda e la bravura del “lupo e la bambina”, l’andamento è troppo da sceneggiato Tv per appassionare sul serio.
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