Regia di Michael Keaton vedi scheda film
Prima regia cinematografica di Michael Keaton che oltre a dimostrare tutto il suo interesse per il noir, coglie una giusta protagonista nella sempre radiosa- nonostante tutte le botte metaforiche e non della vita, al suo personaggio in cerca di lavoro e ricostruzione personali- Kelly MacDonald, la quale è la prima motivazione per vedere il film.
Keaton è sempre bravo ma ben poco notato dai critici come anche nel suo ultimo "Know Goes Away", a definire con pochi tratti la tortura della solitudine che imprigiona senza alcuna via di uscita i suoi protagonisti. Esemplare già dalla prima sequenza metonimica al parco autunnale sulla classica panchina, dello stesso Keaton, la figura archetipica del genere nel sicario che vuole lasciare il mestiere, ormai dubbioso se non disgustato della sua stessa vita più del giudizio di chiunque altro possa essere.
Una figura non di uomo solo, ma di un intero microcosmo e macrocosmo di conoscenze, rapporti di lavoro nella sua copertura come sarto di grande capacità e reputazione professionali, che non sono di solitudine e basta, ma della solitudine più assoluta e senza speranza, che poi è quella da sempre tema per eccellenza di questo tipo di storie noir e poliziesche, nella grande metropoli americana, e Chicago dove si sposta la MacDonald, per sfuggire al marito poliziotto che la brutalizza di percosse, è una di esse per eccellenza.
Ottima e in tono con tutto ciò la fotografia cupa e dai colori grigi, smorti, invernali, appena rischiarata dalle scene che si svolgono a natale durante il ricovero del killer per tentato suicidio.[...]
John Nada
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