Regia di David Mamet vedi scheda film
Il titolare di una palestra dove si insegnano arti marziali, sua moglie che commercia in tessuti, un poliziotto estremamente onesto, un’avvocatessa agitata, un divo del cinema con qualche lato oscuro, uno strozzino e altri tipi poco raccomandabili. Il primo tempo, come di consueto in Mamet, serve a rimescolare le carte e a far capire allo spettatore che non si può fidare di nessuno. Poi, sempre come da copione, l’intreccio sembra avviarsi verso una soluzione. E invece, dopo un accenno di trama giudiziaria che rimane senza sviluppi, tutto viene risolto in modo frettoloso e banale per poi dare il resto dello spazio a quello che doveva rimanere sullo sfondo: un senso etico espresso da frasi sentenziose degne di Pat Morita (“Non esiste una situazione senza via d’uscita”) e stucchevoli scene di combattimento contro i cattivoni, come se fossimo appunto in un Karate Kid qualunque. Credo che Mamet si sia lasciato prendere la mano dalla sua passione per la materia: questo, nella sua filmografia, è un mezzo passo falso.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta