Regia di Mike Cahill vedi scheda film
Miranda è una sedicenne che vive completamente sola: abbandonata dalla madre, tutta presa dalla sua carriera di attrice pubblicitaria fino al punto di esserne ossessionata, e con un padre sessantenne, Charlie, rinchiuso da un paio di anni in una clinica psichiatrica perché affetto da bipolarismo, la ragazza ha imparato ben presto a cavarsela con le proprie forze. Per tirare avanti ha dovuto lasciare la scuola e trovarsi un lavoro a tempo pieno come commessa al McDonald’s, per merito del quale può pagare i conti. Nonostante tutto, la sua vita scorre tranquillamente, seppur in totale solitudine (in una scena, lei stessa confesserà a suo padre di non avere nemmeno un amico), almeno fino a quando Charlie non viene dimesso dalla clinica nella quale era stato internato dopo aver tentato il suicidio. Questi è un ex musicista jazz (suonava il contrabbasso in un gruppo) con qualche rotella fuori posto: mentre era ricoverato, si è messo in testa che quando sarebbe uscito avrebbe cominciato a cercare un tesoro risalente al diciassettesimo secolo, appartenuto a un conquistador spagnolo, Padre Juan Florismarte Garces. Detto, fatto. Charlie, che a causa della malattia di cui soffre alterna periodi di eccessiva euforia ad altri di profonda depressione, riesce a coinvolgere nell’improbabile ricerca la recalcitrante figlia, che lentamente diventa sempre più complice del padre, tanto da seguirlo ciecamente nella folle avventura in cui egli si lancia. Stando a quanto scritto nel diario di Padre Torres, che Charlie ha studiato a fondo mentre era degente, il fantomatico tesoro, consistente in un baule pieno di dobloni d’oro, dovrebbe trovarsi sotto un enorme centro commerciale. Per entrarne in possesso, Charlie convince Miranda a farsi assumere alle dipendenze del suddetto centro commerciale, affinché i due possano trovare il punto esatto in cui scavare senza destare troppi sospetti.
Prodotto, tra gli altri, da Alexander Payne (il regista indipendente che ha diretto gioiellini come “Election”, “Sideways” e “A proposito di Schmidt”), “Alla scoperta di Charlie” segna l’esordio nella regia di Mike Cahill, autore anche della sceneggiatura. Si tratta di un’opera prima gradevole, ambientata nella soleggiata California (molto bella la fotografia di Jim Whitaker, che cattura appieno la bellezza del paesaggio californiano donando alla pellicola un’aura vagamente magica), che scorre via piacevolmente, in cui il regista utilizza l’espediente della caccia al tesoro per parlare di un tema serio come quello del rapporto genitori-figli, nella fattispecie un padre picchiatello che conduce un’esistenza squilibrata e scriteriata e una ragazza coscienziosa e responsabile in grado di badare a se stessa malgrado la sua giovane età.
Mentre Charlie era ricoverato nella clinica per ricevere cure adeguate, Miranda, che non poteva fare affidamento nemmeno sulla figura materna dato che sua madre se n’era andata via di casa già da un pezzo, anziché piangersi addosso, si è rimboccata le maniche e si è data da fare per trovarsi un lavoro che, oltre a pagare le bollette, le ha permesso di provvedere al proprio sostentamento e inoltre di comprarsi una macchina, tramite eBay, grazie alla quale è diventata completamente autosufficiente. Quando suo padre ritorna a casa, è sempre lei che si occupa di mandare avanti la baracca, dal momento che lui non ne vuol proprio sapere di cercarsi un lavoro, tutto preso com’è dalla sua assurda caccia al tesoro, in cui riesce a coinvolgere la riluttante figlia.
Stando vicino a suo padre, Miranda scopre che, dopotutto, gli vuole ancora bene: nonostante i suoi numerosi difetti, gli perdonerà pure il fatto di essere mancato proprio nel periodo più importante della sua vita, ossia quello dell’adolescenza, quando i figli avrebbero maggiormente bisogno del sostegno dei propri genitori, per essere guidati e protetti al fine di evitare che prendano strade sbagliate.
Con molto garbo e alcuni tocchi surreali (come quello della lince che si intrufola furtivamente in casa di Miranda e Charlie), questo bel film, che riesce a divertire e a far riflettere allo stesso tempo, ci parla di vite sbalestrate, di affetti perduti e di responsabilità familiari: ma soprattutto la pellicola è un invito a perseguire i propri sogni che, per quanto assurdi possano essere, bisogna comunque fare di tutto per cercare di realizzarli, costi quel che costi. Alla buona riuscita del film, che mescola con intelligenza dramma, commedia e avventura, contribuiscono in modo determinante i due ottimi protagonisti: Michael Douglas, con la barba lunga, nella parte di Charlie, un simpatico pazzoide convinto che ci sia veramente un tesoro da trovare, offre il meglio di sé; gli tiene degnamente testa una bravissima Evan Rachel Wood, che veste i panni della giovane Miranda, sedicenne dal carattere tranquillo e con la testa ben piantata sulle spalle, il cui desiderio più grande è quello di comprarsi una lavastoviglie che finalmente le dia la possibilità di non dover più lavare i piatti ogni giorno. Senza dubbio, i loro duetti sono la cosa migliore di questo piccolo e gustoso film, ben montato da Glenn Garland e ben musicato da David Robbins.
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